La grafica umana e naturale di Eugenio Tibaldi prende vita al PAV

Al Parco Arte Vivente di Torino va in scena “Temporary Landscape. Erbari, mappe, diari”, la mostra curata da Marco Scotini in cui l’artista evidenzia tutte le sfaccettature della sua arte grafica, con cui assorbe e trasforma il mondo

Ri-semantizzazione: è questo che fa Eugenio Tibaldi (Alba, 1977; vive a Torino) al PAV di Torino, il Parco Arte Vivente che da anni si focalizza su pratiche artistiche incentrate sull’ecologia e la consapevolezza. Temporary Landscape. Erbari mappe diari crea infatti una nuova nozione del concetto di paesaggio, replicandolo in una giungla intima fatta di carta, impressioni, note scritte a mano e collage meticolosi, nata dal diario grafico che l’artista ha realizzato in pandemia e chiamato Heidi. La mostra, emozionante e allo stesso tempo emotivamente calmante, si articola in un quadro vivente che ci parla della pandemia evitandola completamente, strutturandosi nelle stanze del PAV sperimentando tutte le potenzialità immaginifiche della grafica.

Eugenio Tibaldi, Untitled, Swimming Pool. Installation view at PAV, Torino 2021. Photo Agostino Osio – Alto Piano

Eugenio Tibaldi, Untitled, Swimming Pool. Installation view at PAV, Torino 2021. Photo Agostino Osio – Alto Piano

LA MOSTRA DI EUGENIO TIBALDI A TORINO

Temporary Landscape va presa in parola: ogni spazio del Parco Arte Vivente è un paesaggio mentale e spirituale. I bozzetti di città ideali all’ingresso rimandano alle forme di Sant’Elia, a cui segue una lunga teca con un unico panorama di spiaggia composto da foto incollate, arricchito da note scritte a mano con le impressioni dell’artista di giorno in giorno. Ci sono quindi le tre splendide tavole di un ideale Giardino Abusivo, che elaborano il sogno di una natura che si fonde con i prodotti e gli scarti dell’ingegno umano; da qui si accede a una stanza scura, popolata dai post-apocalittici uccelli tratti dal poema persiano La conferenza degli uccelli di Farid al-Din ‘Attar. Qui la pletora di volatili di carta retroilluminati dialoga con la video-storia in prima persona della pandemia di Tibaldi, un percorso silenzioso e meditativo realizzato nel bel mezzo di un cambio di casa. Il percorso ci porta poi nel cortile del PAV, dove un’opera-piscina ci accoglie con le stesse istanze del Giardino Abusivo e ricrea l’alleanza tra natura e post-consumismo. Si chiude con una stanza dedicata all’esperienza ad Addis Abeba, città dove Tibaldi avrebbe dovuto realizzare un progetto partecipativo e dove invece ha maturato una serie di nuove riflessioni sull’occidente e la sua eredità.
Ci sono ecologismo, post-colonialismo, consapevolezza della fragilità dell’umano e della sua fondamentale importanza: Tibaldi crea al PAV uno scenario che parla del nostro presente e del nostro futuro.

LA GRAFICA DI TIBALDI

In ogni sua manifestazione, il tratto millimetrico di Tibaldi è al servizio di una visione: la re-immaginazione degli spazi. Accade questo con le felci che emergono da un frigorifero Algida nei suoi Giardini Abusivi, dove la natura si riprende il suo posto in un mondo che non può dimenticare la presenza, seppure effimera, dell’umanità, ma anche nel paesaggio alpino creato dall’artista tagliando e incollando volumi ottenuti in eredità con la nuova casa – una libreria immensa, la cui acquisizione era l’imprescindibile condizione per aggiudicarsi la dimora dell’auto-recluso ex proprietario. L’ottimismo della pratica artistica di Tibaldi, che rifonda il mondo mentre lo osserva, si incrina nella stanza dedicata al progetto etiope. Per delle ottime ragioni: dopo anni di progettualità sul territorio, da Bolzano a Istanbul e Bucarest, l’artista constata con amarezza una nuova forma di sfruttamento dell’occidente sull’Africa. Tale consapevolezza si mostra qui insieme alla sorpresa di Tibaldi per la presenza di una serie di elementi intriseci e intraducibili di questo ambiente, che l’artista accetta di non riuscire a capire né metabolizzare.
Per questo motivo, e una serie di problemi logistici, il progetto Anthropogenic Connection è destinato a non completarsi mai: restano delle considerazioni, una meravigliosa serie di tavole e disegni tridimensionali e un’opera, che ricrea in una scena tutti i tratti percepiti da Tibaldi ad Addis Abeba: una natura violacea, la stessa tinta dei tessuti locali, che viene schiacciata da un’impalcatura, simbolo estremo della violenta mano dell’uomo.

Giulia Giaume

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Giulia Giaume

Giulia Giaume

Amante della cultura in ogni sua forma, è divoratrice di libri, spettacoli, mostre e balletti. Laureata in Lettere Moderne, con una tesi sul Furioso, e in Scienze Storiche, indirizzo di Storia Contemporanea, ha frequentato l'VIII edizione del master di giornalismo…

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