Arte e rivoluzione. La mostra di Fernando De Filippi a Bari
La riflessione sulla valenza rivoluzionaria dell’arte emerge dal percorso di Fernando De Filippi, al centro della mostra e del libro presentati al Museo Nuova Era a Bari
La concezione dell’arte, teorizzata da Marcuse, come pratica sociale e strumento di lotta rivoluzionaria ‒ potenziale portatrice di una nuova coscienza critica finalizzata alla liberazione dai dettami repressivi della società postmoderna ‒ è alla base della poetica di Fernando De Filippi (Lecce, 1940). L’intenso percorso dell’artista, originario di Lecce e trapiantato a Milano, costituisce il fulcro tematico di Sinonimi, mostra in corso al Museo Nuova Era di Bari, a cura di Salvatore Luperto e Anna Panareo.
L’ARTE SECONDO FERNANDO DE FILIPPI
All’inaugurazione della personale si è aggiunta, lo scorso 28 ottobre, la presentazione del libro Da Brera al Fuoco, pubblicato da Edizioni Milella. Sia la personale che il libro ripercorrono la via artistica di Fernando De Filippi, lunga sessant’anni, che si snoda tra le avanguardie contemporanee: dall’informale alla neo-figurazione fino all’arte “militante”, intrapresa negli Anni Settanta, per giungere a una peculiare sintesi concettuale attraverso la sperimentazione dei differenti linguaggi artistici, che spaziano dalla pittura alla fotografia, dalla performance alla scultura e all’installazione. Ecco, dunque, in linea con le tesi formulate da Marcuse sulla desublimazione repressiva e sull’unidimensionalità ‒ applicate alla dimensione estetica ‒ la peculiare indagine di De Filippi, che espone fotografie raffiguranti, oltre alle recenti scritte “Arte” e “Ground Zero”, scolpite in lettere di fuoco, slogan e citazioni marxiste riportati su striscioni e manifesti, strumenti di “affissioni selvagge”: autentici documenti storici, questi ultimi, risalenti alla fine degli Anni Settanta, nel pieno della contestazione avviata nel ’68.
– Cecilia Pavone
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