Pre-art week a Torino con Paratissima raccontata dalla sua direttrice Olga Gambari
La fiera torinese d’arte emergente apre l’art week con diversi progetti speciali, tra cui l’installazione di pianoforti di Davide Dileo (Boosta). Abbiamo intervistato la sua direttrice per fotografare il sentiment di questa 17esima edizione.
Come l’anno scorso, Paratissima batte tutti sul tempo e si conferma la prima fiera ad inaugurare la settimana calda dell’arte torinese. E lo fa con un format spalmato su due mesi (fino al 12 dicembre 2021), nuovamente presso l’ARTiglieria Con/temporary Art Center, con due manifestazioni dedicate all’arte emergente: Paratissima Exhibit and Fair, con le opere degli artisti nazionali e internazionali e anche la restituzione dei progetti nati dalle residenze di Premio Torino Creativa, e NICE & Fair / Contemporary Visions, la mostra esito dell’evento formativo diretto da Francesca Canfora, dedicato alle nuove proposte dell’arte contemporanea di oggi, sia da un punto di vista artistico che curatoriale. Tra i progetti speciali, da segnalare l’installazione Ultima Ri/composizione per pianoforte a 24 mani di Davide Dileo (Boosta) – già protagonista a ottobre tra le mura del Castello Sforzesco di Milano -, e un’incursione nel giornalismo con la proiezione (domenica 7 novembre al Cinema Centrale) del film Slow News, diretto da Alberto Puliafito e prodotto da Fulvio Nebbia, dedicato alla nostra epoca dell’infodemia. A latere dei programmi di Paratissima, abbiamo voluto porre tre domande alla sua direttrice Olga Gambari per fotografare il sentiment di questa 17esima edizione…
Il format: quali le novità e i punti di forza?
Exhibit and Fair declina insieme due aspetti del mondo dell’arte, quello della ricerca, della libertà creativa e della qualità con quello del mercato. Il primo, risorsa imprescindibile per il secondo, non il contrario. Il numero di artisti selezionati è minore, con loro si è lavorato con cura e attenzione su ogni aspetto dei singoli progetti, dalla scelta delle opere all’allestimento, alla narrazione e formalizzazione in mostra. Una fiera di mostre, esposizioni personali e collettive che entrano in dialogo negli spazi, con connessioni e familiarità sottili che le legano e si fanno reciprocamente produttive. Insieme, una serie di Special Projects, che presentano progetti dove l’arte diventa luogo politico e sociale, strumento di formazione e informazione, di un’inclusività che passa attraverso la partecipazione ma anche la bellezza e l’emozione. Si tratta di progetti che dichiarano come, sempre e comunque, qualsiasi gesto della nostra vita sia un atto politico, e l’arte, le opere lo siano a prescindere. Infine i talk, che proseguono il progetto del Cortile dell’Artiglieria, che diventa piazza di incontro e confronto.
Ripartenza “post” pandemia: quali le tematiche di questa edizione?
L’idea è stata quella di attendere dagli artisti stessi il tema, i temi. Chi meglio di loro può cogliere e suggerire, invece di ricevere una tematica dall’alto? In questo momento storico, l’ascolto è una pratica fondamentale. Dare voce agli artisti, rendere il loro un ruolo sociale fondativo e fondante, oltre che sciamanico. E dal loro ascolto, da ciò che le loro opere e progetti spontaneamente hanno portato, due temi sono risultati comuni e fortemente sentiti. La reazione alla condizione di deprivazione che le restrizioni resesi necessarie per la pandemia hanno imposto, relegando solo alla vista e alla virtualità tutta la vita. E poi il dialogo e confronto tra dimensione privata e pubblica, tra realtà e intimità, tra lo spazio domestico e l’esterno.
Contemporary Art Week Torino: quali le collaborazioni?
Paratissima di per sé è una grande collaborazione, tra artisti, curatori, soggetti culturali pubblici e privati. La sua identità è naturalmente una rete di persone. Per esempio, il progetto che coinvolge il collettivo di artisti afghani ArtLords è stato reso possibile da un’unione di forze e risorse tra Città di Torino, Fondazione per l’Architettura/Torino, Nova Coop, Murarte, Campus Sanpaolo, Caparol e collezionisti privati.
-Claudia Giraud
Francesco Poli, Il sistema dell’arte contemporanea
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