È uscita la Power 100 di ArtReview. I potenti dell’arte tra BLM, MeToo e NFT
Una classifica di artisti, collettivi e idee, in cesura evidente con l’arte pre pandemia. Poche novità sul fronte italiano e spunta il nome di Mark Zuckerberg in 100. posizione
Anche per il 2021 Art Review, la rivista inglese nata nel 1948 a Londra, stila la sua attesissima Power 100, la classifica che indica ogni anno le persone più potenti del mondo dell’arte a livello mondiale. E che dal 2020 ha cominciato ad includere non solo gli individui ma anche i movimenti di idee e le “entità”. Se lo scorso anno, infatti, segnato dalla pandemia e dai molteplici lockdown, aveva visto conquistare le posizioni al vertice da Black Lives Matter e #MeToo, nel 2021 salta all’occhio immediatamente la prima posizione conferita a ERC-721. Non-Human Entity, in pratica gli NFT, i Non Fungible Token, che hanno evidentemente rivoluzionato il mercato dell’arte e i concetti di unicità e autorialità.
DAGLI NFT A BLACK LIVES MATTER
Se i movimenti BLM e MeToo scompaiono dalla lista in quanto tali, non viene meno la ventata di novità e di cambiamento sostanziale e culturale che questi hanno portato, con una classifica che tiene conto in maniera sostanziale delle voci più autorevoli del dibattito, come l’artista Theaster Gates, che dal ventesimo posto del 2019 scala le posizioni fino ad arrivare al quarto, l’ingresso al nono posto della collega Carrie Mae Weems, l’ascesa del pensatore Paul B. Preciado al trentaquattresimo, tra le voci più eminenti del dibattito culturale contemporaneo, il secondo posto all’antropologa Anna L. Tsing autrice del libro The Mushroom at the End of the World. On the Possibility of Life in Capitalist Ruins, tra i testi più influenti sulla disamina sull’Anthropocene, mentre la terza è occupato dal collettivo ruangrupa, curatori dell’edizione 2022 di documenta, che però scendono di uno rispetto al 2020. Non mancano figure come Fred Moten, Cao Fei, Kara Walker, Achille Mbembe, Ibrahim Mahama, Zanele Muholi, Steve McQueen e il Leone d’Oro 2019 con il suo mitologico The White Album, Arthur Jafa. Tanti artiste, artisti, pensatori e pensatrici, collettivi. Pochi collezionisti, galleristi e curatori. La cesura rispetto alla lista del 2019 è evidente. Non più potenti (nel 2019 il podio era occupato da Glenn D.Lowry, direttore del MoMa di New York, l’artista Nan Goldin e Iwan&Manuela Wirth di Hauser & Wirth) ma idee, perché sono quelle che cambiano il mondo, anche quello dell’arte. Lowry addirittura scompare dalla Power List. Non sono evidentemente passate inosservate le critiche degli artisti e attivisti al museo, accusato di essere un luogo elitario, sessista e razzista, e alla sua dirigenza.
POWER 100 2021. GLI ITALIANI IN CLASSIFICA
Non mancano gli italiani. Scala la classifica la curatrice Lucia Pietroiusti, Leone d’Oro alla Biennale di Venezia 2019 con il suo Padiglione Lituano, acclamato universalmente (nel 2020 era addirittura al 78.), al 18. giunge la direttora della prossima kermesse in Laguna, Cecilia Alemani. Inossidabili con la loro presenza in classifica Miuccia Prada (al 36.), Patrizia Sandretto Re Rebaudengo (al 71.) e i titolari di Galleria Continua (Mario Cristiani, Lorenzo Fiaschi, Maurizio Rigillo, al 97.). Nessuna novità, nessuna fuoriuscita.
POWER 100. GLI ASSENTI E LE NEW ENTRY
Evidenti invece l’assenza della pensatrice rivoluzionaria Donna Haraway e di Banksy, presenti entrambi nella classifica 2020. Non sono bastate all’artista ignoto tutte le incursioni e le presenze in asta per guadagnargli una seggiola tra i potenti dell’arte. Mentre spunta, sorprendentemente al numero 100. Mark Zuckerberg, patron di META, per la sua ricerca su come la realtà virtuale può essere esperita, anche nell’arte.
-Santa Nastro
https://artreview.com/power-100?year=2021
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