Alice Channer e la forza di gravità al Quartz Studio di Torino
Quartz Studio presenta “Worms“, mostra personale dell'artista inglese Alice Channer. Un excursus tra il micro e il macrocosmo nel piccolo spazio-vetrina della galleria
“L’ho intitolata come gli importantissimi animaletti che vivono sottoterra, il cui lavoro di rado viene riconosciuto dalle catene produttive dei vertebrati. Molti dei materiali e delle forme provengono dal suolo (sassi, sabbia, fossili, metallo) e sono stati estratti in occasione della mostra” (Alice Channer)
L’energia creativa di Alice Channer (Oxford, 1977) si concretizza nella scultura, canale di comunicazione che regala visibilità a una massa esistente nel corso di un mutamento sperimentale; agglomera microparticelle che, muovendosi, rendono la consistenza – da qui la presenza costante dell’unità minima che le produce, eterna e viva.
L’artista gestisce unicamente i processi industriali e postindustriali, alterandoli nei ritmi e nelle forme, adattandoli a una percezione tutta soggettiva, intrisa di esperienza vissuta. Usando svariati materiali come gusci di granchio, acciaio inossidabile, plastica ridotta in pellet e riciclata fino alla seta plissettata, Channer segue la mutazione della materia, scoprendo a ogni passaggio la possibile evoluzione dei corpi negli ambienti postindustriali.
UNA FORMA, INFINITE POSSIBILITÀ: LA SCULTURA DI ALICE CHANNER
Sono forme primordiali che, convulse, esplodono e implodono in un circuito ripetitivo ma diversificato nel prodotto finale: una forma, infinite possibilità, dal macro al micro, andata e ritorno. Channer coordina le trasformazioni con delicatezza ma gestisce il peso, il concetto della realtà postindustriale, con energia spessa e profonda. Vive l’alterazione come creazione costante.
Le opere che costituiscono la mostra sono collegate tra loro da una chiara lettura della singolare composizione che rappresentano, dall’essere il dettaglio di un mondo più ampio.
AL BANCHETTO DEL CAMBIAMENTO
L’artista ci invita a partecipare al cambiamento, a mutare la nostra stessa pelle, per vestire una diversa combinazione, una diversa possibilità. L’uomo, vista la sua naturale limitatezza, riesce nella determinazione del prezioso solo nel materiale che egli stesso riconosce come tale; Channer, invece, mostra la ricchezza dietro il minimo, oltre le piccole creature che, come fantasmi inosservati, vivono la terra, invisibili creatori.
L’essere umano può solo sperare di pervadere questa mutevolezza, e l’artista riesce in tale lavoro nell’assecondare se stessa a tale andamento.
– Grazia Nuzzi
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