Luca Pancrazzi e il paesaggio. Una mostra nel Chianti
Il paesaggio è un tema specifico e ricorrente nella ricerca artistica quarantennale di Luca Pancrazzi. Come testimoniato dalla mostra al Museo del Paesaggio di Castelnuovo Berardenga
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Paesaggio Ciclico Variato è un progetto espositivo, promosso dalla Fondazione Monte dei Paschi e dal Comune di Castelnuovo Berardenga, partito nell’autunno 2020. La mostra di Luca Pancrazzi (Figline Valdarno, 1961) è “un’operazione che si muove nello spazio e nel tempo della ricerca dell’artista” ‒ spiega la curatrice Michela Eremita all’interno del libro Mi disperdo e proseguo lasciandomi indietro un passo dopo l’altro ‒, “nello spazio, attraverso due sedi d’intervento, il Museo del Paesaggio e la Torre dell’Orologio; nel tempo, in quanto la riflessione verte sul suo passato e sul suo presente”. Un orizzonte ampio e sfaccettato che condensa una fenomenologia artistica, dal 1983 a oggi, tanto prismatica quanto lucida e coerente, fuori dal tempo.
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Luca Pancrazzi, Roma, 2012, grafite a acrilico su carta, cm 25×36
LA MOSTRA DI PANCRAZZI A SIENA
Gli spazi ridotti della sede museale hanno portato alla scelta del piccolo formato, con circa trenta opere rappresentative del percorso di Pancrazzi: una produzione non univoca nel linguaggio espressivo ma declinata in diversi medium (pittura, scultura, fotografia, disegno, installazione sonora). Per l’artista il paesaggio diviene pretesto, o meglio, testo dove poter enucleare il rapporto dell’uomo con se stesso e con il mondo che lo circonda: una questione legata sia alla rappresentazione ‒ come forma, ciò che fa parte della pratica artistica ‒ sia al rapporto intimo dell’essere umano con ciò che ha intorno, con l’ambiente, in una continua ricerca. Una linea del tempo che culmina poi nell’ultima realizzazione di Pancrazzi: l’opera sonora, nata in collaborazione con il compositore Mirko Zambelli, dal titolo Piove o no?. Collocata all’interno della Torre dell’Orologio, questa ricostruisce il territorio di Castelnuovo attraverso i suoi rumori, suoni, voci, note musicali; un paesaggio dunque quotidiano, partecipato, collettivo e non ideale, tratteggiato dagli abitanti e sintetizzato, sublimato dall’artista.
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Luca Pancrazzi, Città industriale, città ideale, 1994, cemento, colori acrilici, paraffina, lamiera zincata, cartone, cm 20x21x27
IL PAESAGGIO SECONDO PANCRAZZI
Da sempre per Pancrazzi il paesaggio, come genere, è analizzato come contesto in cui si sviluppa la ricerca sull’uomo e sulle modalità relazionali con l’ambiente, che sia urbano, agricolo o lavorativo. Pancrazzi non è pittore di paesaggi ma colui capace di proiettare la sua interiorità verso l’esterno: questo groviglio interiore forma l’insieme di linee e segni, i suoi paesaggi diventano spettatore e testimone di questo ribaltamento.
‒ Martina Marolda
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