La potenza della scultura nella mostra di Maurizio Mochetti a Napoli
Maurizio Mochetti è a Napoli negli spazi di Casamadre con un nucleo di undici lavori che toccano il nervo scoperto dell’intelligenza
La mostra di Maurizio Mochetti (Roma, 1940) organizzata negli spazi di Casamadre si apre, quasi a bucare metaforicamente lo sguardo dello spettatore, con la meravigliosa Freccia nera del 1974 (il progetto dello stesso anno è appeso nell’ufficio della galleria), installazione dove captiamo non solo una traiettoria cangiante in base agli spostamenti d’aria (la freccia è infatti sospesa e libera di ruotare a 360°), ma anche tutta la forza di una ricerca sul volo, sul tempo, sullo spazio, sul moto, sulla luce (naturale e artificiale), intesa dall’artista come materia, come ingrediente fisico del lavoro. Legate al filo sottile di un’idea estroflessa per farsi oggetto ed entrare nell’area semantica del Gegen, del rivolgersi contro, del consegnarsi e dell’azionarsi con lo sguardo dell’altro, le opere in mostra sono tutte ambasciatrici di un elemento primario, il pensiero e la sua lunga corsa verso la perfettibilità, che contraddistingue, da sempre, il lavoro di Mochetti.
LE OPERE DI MAURIZIO MOCHETTI DA CASAMADRE
Accanto all’Amore e Psiche. Processo di paragone (1974), due oggetti identici collocati diagonalmente, quasi a tagliare lo spazio in due triangoli rettangoli, nel grande salone della galleria troviamo l’impareggiabile Missione V1 ‒ Balléin (2013), il prezioso modello in scala dell’Aereo-razzo Bachem Natter BA 349 B-1944 con punti opachi (1977), installato all’altezza dell’asse ottico per far riflettere lo spettatore in uno specchio posto sulla parte anteriore della fusoliera (a sostituzione dell’armamentario), e una serie di occultamenti – Camouflage-Natter-Pelle (su tre pannelli in legno) (1979), Camouflage en Rouge (su sei pannelli in legno) (1987), Camouflage Natter pixel grigi (2019) – che evidenziano il costante svanire della corporeità e del peso del mondo sotto la tattica percettiva del camaleontismo, del mimetismo militare.
LA MOSTRA DI MOCHETTI A NAPOLI
In questo entusiasmante percorso, installato a parete, è presente Bang – da una dimensione all’altra (2016), parte posteriore di un Natter grigio, la cui porzione anteriore (cabina di pilotaggio e prima parte delle ali) fino allo scorso novembre era installata alla MAAB Gallery di Milano, quasi a creare un effetto di spostamento, a restringere e ridurre e disturbare la dimensione temporospaziale.
Nella seconda sala della galleria, solitario, troviamo È tutta un’altra storia (2014): dispositivo che prende per la coda il tempo e interseca diversi climi temporali. 28 vasi sunniti del IV sec a. C. sono qui collocati su una base quadrangolare dal cui centro, su uno dei manufatti, un punto laser si apre circolarmente per dilatarsi e dipanarsi nell’ambiente intercettando tutto quello che incontra: da una parte i vasi (metafora del passato), dall’altra lo spettatore che guarda l’opera nello spazio in cui è allestita per rompere gli argini del tempo e raggiungere la pienezza del presente in quanto presenza attiva.
– Antonello Tolve
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