Tessere lo spazio. Paola Anziché in mostra a Biella
Guardano alla tradizione tessile piemontese e a quella mitologica le sculture di Paola Anziché, allestite negli ambienti di Palazzo Ferrero a Biella
Sono dedicate a Minerva le nuove sculture appositamente concepite da Paola Anziché (Milano, 1975) per la sua mostra a Palazzo Ferrero a Biella, visitabile fino al 9 gennaio. Protettrice delle arti, della filatura e della tessitura, divinità che incarna diversi archetipi del femminile, questa figura riunisce in sé gli ambiti tra i quali da tempo la ricerca di Anziché si muove.
LA MOSTRA DI PAOLA ANZICHÉ A BIELLA
Profondamente legata ai saperi e alle tecniche artigianali di diverse parti del mondo, la sua pratica artistica dialoga efficacemente con il contesto espositivo ‒ la rassegna Fatti ad Arte che ormai da cinque edizioni è dedicata alla valorizzazione dell’alto artigianato ‒, ma soprattutto con la tradizione tessile piemontese e più in particolare quella biellese, storicamente connessa alla produzione di filati. Le Minerva di Anziché sono infatti realizzate con lana e seta, fornite da aziende biellesi, di cui esaltano la qualità, la luce, le morbidezze, percepibili alla vista quanto al tatto, giocando sul contrasto opaco-lucido e sulle variazioni tonali del bianco naturale. Una attenta e meditata tecnica di intreccio, che nasce dalla cura per i materiali impiegati e da una conoscenza profonda, lentamente maturata, delle loro caratteristiche, è alla base di queste sculture così come delle altre qui esposte, tutte create tra il 2015 e il 2021 utilizzando fibre differenti trovate dall’artista durante viaggi e residenze in vari luoghi.
LA RICERCA ARTISTICA DI PAOLA ANZICHÉ
Dall’Italia all’Azerbaijan alla Finlandia, sempre alla ricerca di saperi autoctoni legati all’universo della tessitura, Anziché rintraccia, per riscoprirla e preservarla, la naturale connessione fra cultura materiale ed espressione artistica, all’insegna di un’attitudine ecologica fatta propria dall’artista in tempi non sospetti (ben prima quindi dell’attuale e sempre più diffusa tendenza “ambientalista”). Particolarmente riuscito è l’allestimento delle sculture, concepito come un’installazione ambientale che riattiva lo spazio ed esalta gli antichi fregi pittorici conservati sulle pareti di Palazzo Ferrero. Lo spettatore è invitato a muoversi liberamente tra le opere sospese e a interagire con esse in termini sensoriali ‒ odori, consistenze ‒ sperimentandone il carattere “abitabile”. Sono strutture architettoniche la cui forma è definita tanto dall’intreccio, per lo più manuale, quanto dalla gravità: in bilico quindi tra l’abilità istintiva degli esseri viventi a costruirsi un riparo e la condizione naturale di sfida a quella forza che continuamente riporta ogni organismo verso il centro della terra. Centro fisico quanto simbolico, verso il quale l’arte di Anziché invita a ri-orientarsi.
‒ Emanuela Termine
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