Storiche mappe in chiave contemporanea. Pietro Ruffo alla Biblioteca Vaticana
La Biblioteca Apostolica Vaticana schiude eccezionalmente le sue porte al grande pubblico con la mostra che vede l’artista Pietro Ruffo misurarsi con la tradizione delle mappe geografiche
Tutto nasce dall’enciclica Fratelli tutti di papa Francesco, promulgata il 3 ottobre 2020, che tocca i temi della fratellanza comune e la pace mondiale in epoca di pandemia. Un’occasione colta al volo dal cardinale portoghese José Tolentino Calaça de Mendonça, a capo della Biblioteca Apostolica Vaticana, fondata a metà del Quattrocento da papa Niccolò V e depositaria di un patrimonio che conta circa due milioni tra libri, manoscritti, incunaboli, monete, medaglie, opere grafiche e fotografie, accessibile soltanto agli studiosi. Sino al 25 febbraio 2022 questo luogo di cultura nel cuore dei Palazzi Vaticani si apre per la prima volta dopo più di cinquecento anni all’arte contemporanea, grazie alla mostra dell’artista romano Pietro Ruffo, classe 1978.
LA MOSTRA DI PIETRO RUFFO IN VATICANO
Tutti. Umanità in cammino è stata concepita e allestita dall’artista e curata dagli studiosi don Giacomo Cardinali, Simona De Crescenzo e Delio Vania Proverbio all’interno della sala Kerkorian, intitolata all’imprenditore statunitense Kirk Kerkorian. “Ruffo pone al cuore della sua opera la problematizzazione dell’idea di mappa”, sottolinea il cardinale nell’introduzione al catalogo, e con una sola frase fornisce la chiave di lettura dell’esposizione, giocata sul dialogo tra le opere di Ruffo e alcuni capolavori delle collezioni della Vaticana. Il percorso comincia già in cima alla scalinata che conduce alle sale di lettura, dove Ruffo ha posizionato quattro opere: due Migration globes (IV e V) (2017), mappamondi disegnati a china che sovrappongono ai profili dei continenti animali ed esseri umani, attraversati da stormi di uccelli in rilievo, insieme a due Constellations 58 e 59, (2021), mappe celesti realizzate attraverso immagini di animali mitologici secondo l’iconografia del Rinascimento, in linea con gli affreschi della Sala del Mappamondo nel Palazzo Farnese di Caprarola, eseguiti intorno al 1570.
MAPPE E GEOGRAFIA IERI E OGGI
Una volta all’interno della sala principale, la mostra dispiega tutta la sua magnificenza legata alla dimensione concettuale della geografia, illustrata attraverso materiali eccezionali, a partire dal Planisfero celeste, creato dal gesuita Johan Adam Schall von Bell nel 1634, noto come “la più antica e più ampia carta celeste cinese” realizzata da un occidentale incrociando la cartografia europea con quella orientale. Si tratta di una sorta di “meticciato scientifico”, come sottolineano i curatori, che ispira anche il Libro delle stelle fisse dell’astronomo persiano ‘Abd al-Rahmān al-Ṣūfi, un classico della letteratura scientifica araba medievale sotto forma di un rotolo disegnato con scritte e figure, lungo 36 metri e databile al X secolo d. C. Nella sala principale troneggia al centro un altro capolavoro: la mappa del Nilo (ante 1682) dello scrittore e viaggiatore turco Evliya Çelebi, lunga 5 metri, che viene reinterpretata da Ruffo con l’opera Nilo blu (2021), illustrando il corso del fiume con immagini a china di carattere favolistico e meraviglioso. In questo ambiente il dialogo tra le carte geografiche e le opere di Ruffo si fa più serrato, come dimostra, ad esempio, la mappa allegorica di Matthäus Seutter (1730 circa) per resistere agli attacchi che l’amore sferra al cuore umano, interpretata da Ruffo con la serie delle Migrazioni, dove le mappe assumono forme simboliche, che l’artista interpreta come cartografie dell’ingiustizia e del sopruso.
L’INSTALLAZIONE DI RUFFO PER LA BIBLIOTECA VATICANA
“Questo viaggio con Pietro Ruffo ci ha consentito di riconsiderare il nostro stesso patrimonio con uno sguardo inedito”, sottolinea don Giacomo Cardinali, e come ogni tragitto la conclusione è un autentico coup de théâtre. Si tratta dell’installazione The clearest way, realizzata ad hoc nella sala che ospita la biblioteca disegnata dall’architetto Giovan Battista Soria per Palazzo Barberini nel Seicento, acquistata dalla Santa Sede nel 1902 e allestita alla Vaticana nel 2007. Qui Ruffo ha riempito le severe scaffalature lignee con una foresta disegnata su rotoli di carta millimetrata, con un effetto di grandissima suggestione, dove cultura e natura entrano in dialogo in maniera assai efficace: degna conclusione di una mostra di altissimo valore, che gioca le carte dello stupore e della meraviglia per proiettarci in un tempo sospeso tra passato e presente. Da non perdere.
‒ Ludovico Pratesi
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