Disegni e metamorfosi nella mostra di Marta Roberti a Roma
La mostra allestita negli spazi di Sara Zanin a Roma traccia un filo sottile, congiungendo Oriente e Occidente, dalla mitologia alla mistica, grazie all’immaginario di Marta Roberti
Marta Roberti (Brescia, 1977) ha scelto di utilizzare delle carte provenienti dallo Yunnan per la sua mostra da Sara Zanin a Roma. I disegni sono ricamati in India su stoffa, utilizzando il metodo del punto a catenella, tipico del Kashmir. La serie S’io mi intuassi come tu t’inmii fa accadere sulla superficie una metamorfosi dai fertili risvolti: si parte dalla Divina Commedia di Dante e dalle fiere che costellano la catabasi del poeta, per fondere la natura animale con l’universo femminile. A scaturire da quest’insolita sovrapposizione sono degli esseri “mostruosi” ma affascinanti, delle figure femminili zoomorfe. Incontriamo così le Arpie, uccelli dal piumaggio violaceo e la testa di donna, una versione “spuria” sulla traccia di Eva e del Peccato originale ne La ladra e il serpente, la Centaura con la freccia incoccata nell’arco, La Minotaura in una posa dinamica che, leggermente profilata, sembra richiamare le pitture nei palazzi cretesi, Lucifera dalla cui bocca si divincolano gambe vive.
LA MOSTRA DI MARTA ROBERTI A ROMA
Insieme alla mitologia e all’iconografia occidentale, l’artista si ispira alle divinità indiane Durga e Sheetala, capaci sia di sconvolgere e distruggere sia di assicurare la cura, in grado di manipolare il caos a proprio piacimento fino a scioglierne i nodi e ricomporre l’equilibrio.
In Lotus goddesses, queste potenti fonti di armonia e cacofonia sono associate ad animali, mansueti e ubbidienti, soggiogati come in un incantesimo: ecco che un’agile figura femminile, dalle molteplici braccia, si trova in equilibrio sul dorso di un leone, con in mano lo stelo di un fiore e le gambe nella posizione yoga dell’albero. Un’altra figura è in sella a un toro, mentre altre due esili divinità cavalcano, rispettivamente, un corvo e un asino.
Il repertorio fantastico occidentale e l’immaginario mistico orientale si trovano così accostati sullo stesso piano. Impollinandosi vicendevolmente, generano un connubio magnetico che sembra strizzare l’occhio ai bestiari medievali.
LO STILE E I SOGGETTI DI MARTA ROBERTI
L’opera di Roberti vanta una sua peculiarità: l’approccio di una tecnica che, raffinata e personalizzata, rende il suo disegno immediatamente riconoscibile. L’artista usa infatti la carta copiativa, la vera matrice delle opere esposte che trattengono l’anima preziosa del pastello a olio. I suoi soggetti non trasudano un colore uniforme ma una stesura a tratti sfaldati. Se la pelle è sottile e trasparente, la carne si mescola con la materia fibrosa della carta. I suoi esseri ibridi, infatti, nonostante non sia presente un vero e proprio sfondo, non si stagliano sul bianco della superficie, vi affiorano invece come miraggi luminosi nel deserto della mente.
‒ Giorgia Basili
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