Il lessico familiare di Shen Yuan in mostra a Roma
Al centro del progetto che Shen Yuan propone alla Zoo Zone Art Forum di Roma c’è lo spazio privato che diventa pubblico. Tra disegno e fotografia
Nel nuovo racconto romano proposto da Shen Yuan (Xianyou, 1959) negli spazi della Zoo Zone Art Forum (qualcuno certamente ricorderà il suo prezioso intervento del 2010 nello spazio trasteverino di Edicola Notte), troviamo tutta la forza di una vita domestica – fatta di affetti o di difetti – che si aggancia al pubblico per rivelare la storia semplice dell’artista e di Matteo, un giovane amico silenzioso, figlio di amici di famiglia.
Matteo and I è, infatti, un limpido concentrato di quotidianità, un piccolo (complesso) lessico dove troviamo tempi e spazi differenti che si attraversano e amalgamano e in alcuni casi sovrappongono tra loro per plasmare uno spettacolo circolare, nostalgico, concentrato, legato a un tiepido mondo interiore.
LA MOSTRA DI SHEN YUAN A ROMA
All’impulso ludico e all’intimo legame tra segno e colore che esprimono i trentasei disegni articolati sulla parete frontale dello spazio espositivo (quasi una esplosione, quasi un intrico) fanno da contraltare, sulle due pareti laterali, ben sessantasette fotografie in bianco e nero – 33 su una parete, 34 su un’altra – scattate da Matteo nello studio (e dallo studio) dell’artista: in questa operazione sottile lo spettatore incontra un punto di vista altro che si interseca a quello di Shen Yuan per raccontare qualcosa che non può essere raccontato ma soltanto rivissuto mediante frammenti di gioie giornaliere, di emozioni momentanee.
Realizzata in galleria con tondini di ferro e fascette nere usate per stringere, per collegare, per tenere insieme i lacerti di una struttura semisferica che sembra ricoperta di spine, una sorta di macchina pungentemente imperfetta – calotta cerebrale dentro la quale si svolge un’azione costante della memoria –, si avvita asimmetricamente nello spazio della galleria per indicare una sorta di velata protezione, una casa delle meraviglie, un luogo segreto in cui le cose si fanno eterne e dolci. In questa griglia metallica, durante l’opening, l’artista si è rinchiusa per ripulire liturgicamente la struttura, per lucidare i tondini appunto, per spazzar via la ruggine del dolore.
‒ Antonello Tolve
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