Ordinario straordinario: gli scatti domestici di Silvia Camporesi in mostra a Milano
"Domestica" di Silvia Camporesi, allestita presso la Other Size Gallery di Milano, racconta il lockdown con una serie di fotografie. Dove i confini sono tracciati con il nastro adesivo
“Ho fatto dei segni sul pavimento con il nastro adesivo per suggerire alle bambine che lo spazio può essere qualcosa che si estende nella mente, che va oltre i suoi limiti fisici, così abbiamo saltato tutto il giorno da un confine all’altro, cercando isole inventate e immaginando sotto ai nostri piedi enormi squali“.
Silvia Camporesi, Domestica, marzo-aprile 2020
Sarà visitabile fino al 4 marzo alla Other Size Gallery di Milano Domestica, esposizione personale di Silvia Camporesi (Forlì, 1973) a cura di Claudio Composti, dedicata alla serie realizzata durante il lockdown. La galleria al secondo piano di via Maffei è parte integrante del concept più ampio di Workess, che include un ristorante, spazi coworking, un centro medical wellness e, ultimo aggiunto, il 10Keys, un boutique hotel di dieci stanze: un indirizzo che – ci spiega il manager Paul Feakes – propone l’arte all’interno di uno spazio fluido, dove fermarsi per una notte di passaggio a Milano, lavorare, incontrarsi per un caffè, un pranzo o, appunto, per l’inaugurazione di una mostra.
LA GALLERIA SI TRASFORMA IN UNA CASA
Uno spazio che per Domestica si trasforma con un allestimento d’eccezione in quello di una casa, ricreata tracciando le pareti delle stanze con del nastro adesivo sul pavimento a segnare i limiti di giornate in cui non sembra esserci via di uscita: siamo nei giorni della pandemia, al cortocircuito di uno spazio-tempo chiuso in un’unica dimensione tra quattro pareti, scandito dalla ripetizione continua del quotidiano.
“Arrivare a sera con almeno una buona fotografia” diventa per Silvia Camporesi un imperativo categorico, la necessità di trovare una possibilità di esistenza oltre quella angusta del mondo reale: ed è proprio la trasformazione di un difficile vissuto quotidiano – quello domestico di quei giorni, comune a tutti noi – in un percorso creativo e fantastico, il gesto essenziale ed irrinunciabile che salva, trasforma l’ordinario in straordinario, la vita in poesia.
IL DIARIO DI SILVIA CAMPORESI
Ecco allora la casa prende vita, diventa una scatola magica, spazio della fantasia dove tutto è possibile: una cartina d’Italia si trasforma in un puzzle, un muro scrostato diventa un mare con le isole, un cielo o un lupo, gli avanzi in un piatto si divertono a formare un sorriso.
Scrive Silvia Camporesi nel diario che accompagna queste immagini, raccolte in un libro pieno d’azzurro edito da Postcart : “È passato un altro giorno, un’altra settimana, l’agenda non la apro nemmeno più, oggi ci affacciamo agli oblò della porta che dà sul giardino e ci sembra di essere dentro ad una nave”.
LA STORIA FAMILIARE DIVENTA UNIVERSALE
È in questo gioco tra realtà e finzione che si innesca il meccanismo della fotografia di Camporesi, in cui ogni immagine apre un varco a una storia che contiene un’altra storia e tutte le infinite storie possibili: ci traghetta in un mondo poetico ed evocativo, fatto di momenti che diventano epifanie, visioni e storie immaginate e da immaginare insieme alle sue bambine. Queste immagini di piccolo formato fatte di assenze e mancanze sono allora come frammenti che compongono un omaggio alla fotografia come sguardo attraverso cui ricostruire un’altra visone del mondo, quella che da sempre è sottesa a tutti i lavori di Silvia Camporesi : l’esercizio dell’immaginazione come qualità del pensiero in grado di superare la superficie afona del reale e, anche nella crepa di un piatto, rivelare la meraviglia.
– Emilia Jacobacci
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati