A Bologna l’artista Giorgio Bartocci modifica la facciata della sede della Zanichelli

Giorgio Bartocci, affermato artista urbano della scena internazionale, insieme a Zanichelli sperimenta l’inserimento dell’arte urbana in un centro storico. Le immagini dell’intervento

Riflessi mimetici, il progetto che l’artista Giorgio Bartocci (Jesi, 1984) ha ideato e realizzato con la casa editrice Zanichelli per la città di Bologna, sperimenta l’inserimento del linguaggio contemporaneo dell’arte urbana all’interno di un centro storico. Il lavoro, realizzato in più fasi, in continuo dialogo tra committente e artista, è esempio di un percorso comune tra prospettive culturali e comunicative dell’azienda, di ricerca su linguaggio e stile dell’artista ed esigenze tecniche, che pone al centro del processo creativo la sensibilità per il contesto. Lo sviluppo dell’intervento artistico ha previsto infatti numerose collaborazioni con figure esperte dello spazio pubblico, quali l’architetto Luigi Greco, la società Aura Taitle per la curatela dell’illuminazione e lo stampatore d’arte Arturo Amitrano di 56 Fili, che ha contribuito alla realizzazione di monotipi d’arte come memoria cartacea dell’intero progetto, stampati presso la Galleria Varsi di Roma.

L’OPERA DI GIORGIO BARTOCCI PER ZANICHELLI A BOLOGNA

L’attenzione al contesto (una delle caratteristiche principali dell’arte urbana seppur tra le più disattese) è quindi qui presente nei lavori di Giorgio Bartocci, in cui lo stile sperimentale del writing, da cui la sua pratica artistica ha origine, si è evoluto in una pennellata astratta e ritmata che riveste le superfici con una sorta di pelle che rende lo spazio mutevole. L’artista per la prima volta non interviene su dei muri, ma sulle vetrate che, sia a piano terra che al secondo piano del palazzo, costituiscono il diaframma della casa editrice con la strada, applicando delle vetrofanie serigrafate in loco in cui i segni dell’artista si alternano agli spazi vuoti e assumono densità differenti in grado di assorbire la luce in maniera variabile nelle diverse ore del giorno e della notte. Alla parete trasformata in tavola pittorica si aggiunge così un dentro e un fuori, un alternarsi di vuoti e pieni che giocano con la città, la quale entra ed esce dall’opera dilatandone lo spazio e la dimensione temporale. Una sorta di acquario fossile, stratificato anche nel tempo, in cui le specchiature dei vetri, elementi respingenti dell’edificio, diventano invece contenitore trasparente, percepibile in modo differente da chi si trova dentro e chi si trova fuori, che raccoglie suggestioni dalla città e dal suo mutare nel tempo: c’è Bologna che si accende di rosso con la luce del sole, ma anche l’ombra cupa dei portici in certe sere d’inverno e in certi eventi della storia cittadina. Anche la ricerca sul colore negli interventi dell’artista è molto meditata: la mimetizzazione con il contesto urbano tiene conto sia delle suggestioni dei riflessi metallici e minerali della città suggeriti da pietre, intonaci, muri scrostati, sia del loro variare quando le luci si abbassano.

Giorgio Bartocci, Riflessi mimetici, per la sede Zanichelli a Bologna. Ph. Nicola Babaoglu

Giorgio Bartocci, Riflessi mimetici, per la sede Zanichelli a Bologna. Ph. Nicola Babaoglu

GIORGIO BARTOCCI A BOLOGNA: L’EVOLUZIONE STILISTICA

Quest’opera permanente di arte urbana, piena di impulso ma anche determinazione, studio e progetto, conserva così anche il ritmo serrato dell’esecuzione, la velocità, il dinamismo che al loro autore provengono dalla pratica del writing in cui il corpo dell’artista è parte dell’opera. Negli anni, lo stile di Bartocci si è evoluto: dai graffiti al pop figurativo dei puppet, alle campiture di colore con gli occhietti ancora legate alla raffigurazione (di cui ogni tanto lascia traccia anche nelle opere più attuali) ora le macchie si sono fatte astratte: un maculato urbano che è sintesi e simbolo del paesaggio. Curvilineo nelle forme come certi orizzonti collinari, frammentato come un segno vettoriale della grafica elettronica, Giorgio Bartocci negli anni ha abbandonato la contrapposizione di colori dell’allarme urbano per includere sfumature più naturali e armonizzate all’ambiente circostante, in cui le vibrazioni metalliche conservano la tensione del nostro presente.

– Annalisa Filonzi

http://www.giorgiobartocci.com/

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Annalisa Filonzi

Annalisa Filonzi

Laurea in Lettere classiche a Bologna, torno nelle Marche dove mi occupo di comunicazione ed entro in contatto con il mondo dell'arte contemporanea, all'inizio come operatrice didattica e poi come assistente alla cura di numerose mostre per enti pubblici e…

Scopri di più