La ricerca artistica di Lothar Baumgarten alla galleria Noero di Torino
Scomparso nel 2018, Lothar Baumgarten è protagonista della mostra allestita presso la galleria torinese di Franco Noero
La galleria Franco Noero ospita la mostra personale di Lothar Baumgarten (Rheinsberg, 1944 ‒ Berlino, 2018) che, ideata da Baumgarten prima della sua prematura scomparsa nel 2018, ripercorre l’iter carrieristico dell’artista tedesco e le varie fasi che lo costituiscono, rivelando la continuità della sua ricerca artistica e concettuale. In mostra le intuizioni dell’esordio prendono corpo e si manifestano mescolandosi alla sua esperienza personale alla luce del suo desiderio di confrontarsi con una realtà lontana nel tempo e nello spazio. Tutto ciò si concretizza nel periodo in cui ha vissuto a stretto contatto con la popolazione degli Yãnomãmi, nella parte più alta e remota dell’Orinoco al confine tra Brasile e Venezuela, durante la seconda metà degli Anni Settanta.
L’ARTE DI LOTHAR BAUMGARTEN
L’intero lavoro di Baumgarten agisce su diversi livelli, si esprime attraverso i medium più disparati e trae origine dal modo con il quale l’artista ha inizialmente cominciato a osservare il mondo degli esseri umani e degli animali che lo circonda attraverso l’obiettivo della macchina da presa, in una fusione che unisce lo spirito dell’esploratore a quello dell’antropologo e dell’etnologo. Così Baumgarten dà corpo a immagini che sono sia la registrazione della realtà circostante, sia quella immaginata dall’artista stesso con allusioni dal sapore esotico e che rimandano a un “altrove”.
LA MOSTRA DI BAUMGARTEN A TORINO
Il percorso espositivo è dominato da tre importanti sculture: Caimán, Nariz Blanca (1989-2010) ‒ una SAAB 900 usata dall’artista per un lungo periodo della sua vita che diventa contenitore di suoni registrati nella foresta insieme alle voci degli Yãnomãmi. [Arché]_(Ark) (1969-2016) ‒ opera concepita a fine Anni Sessanta: un’arca dall’ossatura di legno, ricoperta di lunghe piume rosse e blu della coda del pappagallo Ara Macao e che poggia su un fiume immaginario fatto di rami. Infine Ascheregen (2017) ‒ un’opera facente parte di una serie di interventi sull’interpretazione data da Baumgarten al mito di Prometeo. Alle pareti della galleria si trovano opere fotografiche e dipinti murali in dialogo empatico con le opere scultoree.
‒ Giulia De Sanctis
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati