La pittura di Gabriele Grones tra i capolavori di Ca’ Pesaro a Venezia

Level 0 è il format di ArtVerona grazie al quale musei e fondazioni scelgono un artista presente in fiera da promuovere nella programmazione dell’istituto. Nasce così il progetto di Gabriele Grones, che a Ca’ Pesaro ha avuto la possibilità di esporre le sue opere accanto ai capolavori della galleria veneziana

Rodin, con il maestoso gesso de I borghesi di Calais, e poi Medardo Rosso e Adolfo Wildt popolano la prima sala della Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Venezia: ma un piccolo un ritratto di donna dai toni caldi, lo sguardo distratto e i capelli raccolti fa capolino tra quei capolavori assoluti del passato. È il primo incontro con la ricerca di Gabriele Grones (Arabba, 1983; vive tra Rovigo, Milano e New York), artista della scuderia di Boccanera Gallery scelto da Ca’ Pesaro nell’ambito del programma Level 0 di ArtVerona. Le sue opere si inseriscono nel percorso della collezione permanente con un progetto intitolato Conversazioni, realizzato mettendo a fuoco particolari minimi dei dipinti dei grandi autori e reinterpretandoli alla luce di una pittura minuziosa, iperrealistica e capace di instaurare un dialogo ricco di significati con i contesti a cui si accosta. Del resto la sede lagunare non è nuova a iniziative di questo tipo: fin dal 1902 persevera nella tradizione di contaminare il passato con le creazioni delle nuove leve dell’arte contemporanea. E d’altra parte Grones è evidentemente a suo agio tra le sale, ben note grazie agli studi all’Accademia di Belle Arti di Venezia e a una lunga frequentazione dei musei della Serenissima, tra cui proprio quello ospitato a Ca’ Pesaro.

Gabriele Grones, Conversazioni, 2021, olio su tela, cm 30x30

Gabriele Grones, Conversazioni, 2021, olio su tela, cm 30×30

LO SGUARDO SUL PASSATO DI GABRIELE GRONES

Le tele di Grones, tutte di piccole dimensioni e con una prevalenza tonale che spesso fiora il monocromatico, si affiancano allora al luminoso Cucendo la vela di Joaquín Sorolla, dal quale “estrae” i gerani fioriti e le mani che con ago e filo lavorano sul tessuto candido, o al misterioso Le signorine di Felice Casorati – anche qui tornano le mani, oltre a porzioni di prato con relative erbe spontanee –, poi ai dipinti di Umberto Moggioli, a quelli di Giorgio Morandi e pure alla scultura Senza titolo di Giovanni Anselmo. In quest’ultimo caso l’esponente dell’Arte Povera riflette sulla relazione tra uomo e natura mediante una foglia di lattuga che viene divorata dall’installazione, mentre Grones sceglie l’ortica per il suo dipinto: una pianta infestante, irritante e quindi strappata e maltrattata, ma allo stesso tempo considerata preziosa per le proprietà curative. Del resto la “verzura”, l’insieme delle piante verdi, è tra i soggetti prediletti dal pittore.

Gabriele Grones. Conversazioni. Exhibition view at Ca' Pesaro, Venezia 2021

Gabriele Grones. Conversazioni. Exhibition view at Ca’ Pesaro, Venezia 2021

IL NOVECENTO E IL CONTEMPORANEO

Le affinità tra le opere di Ca’ Pesaro e i lavori di Grones – che non si traducono mai in copie esatte dei dettagli a cui si ispirano – sono sempre evidenti, tuttavia lo scarto tra antico e contemporaneo riesce a creare dei cortocircuiti che consentono di osservare con un nuovo sguardo, più attento, le opere dei Maestri del Novecento. E sembra quasi che il giovane artista abbia voluto “pagare” un certo debito con quel passato da cui nessuno, almeno in Italia, può prescindere.
I dipinti sono tutti recenti e realizzati appositamente per la mostra; in occasione della sua apertura, avvenuta nel corso della Giornata del Contemporaneo, Grones ha inoltre allestito un suo studio provvisorio, nel quale ha lavorato su due tele, consentendo ai visitatori di osservare da vicino il suo processo creativo.

Marta Santacatterina

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Marta Santacatterina

Marta Santacatterina

Giornalista pubblicista e dottore di ricerca in Storia dell'arte, collabora con varie testate dei settori arte e food, ricoprendo anche mansioni di caporedattrice. Scrive per “Artribune” fin dalla prima uscita della rivista, nel 2011. Lavora tanto, troppo, eppure trova sempre…

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