Biennale di Venezia 2022: Danielle Arbid e Ayman Baalbaki scelti per il Padiglione del Libano
Due ricerche artistiche differenti che convergeranno in “un viaggio simbolico nella nostra contemporaneità attraverso un tema, una città e due artisti che dialogano su piani politici ed estetici”. Il Libano torna alla Biennale di Venezia dopo un’assenza di cinque anni
Dopo cinque anni di assenza e per la seconda volta nella sua storia, il Libano partecipa alla Biennale di Venezia presentando il suo padiglione collocato all’Arsenale. Protagonisti della proposta libanese alla Biennale Arte 2022 saranno Danielle Arbid (Beirut, 1970) e Ayman Baalbaki (Beirut, 1975), selezionati dalla Libanese Visual Art Association (LVAA), organizzatrice del Padiglione Libano con il patrocinio del Ministero della Cultura libanese. A curare il progetto, invece, sarà Nada Ghandour, incaricata dal Ministero della Cultura libanese, che ha spiegato così la propria scelta: “Questo progetto invita a un viaggio simbolico nella nostra contemporaneità attraverso un tema, una città e due artisti che dialogano su piani politici ed estetici, presentando opere così lontane eppure così vicine”. Già resi noti, invece, gli artisti dei padiglioni di Singapore, Brasile, Olanda, Oman, Stati Uniti, Polonia, Italia, Islanda, Irlanda, Belgio, Canada, Svizzera e Emirati Arabi, che prenderanno parte alla manifestazione intitolata Il latte dei sogni, in programma dal 23 aprile al 27 novembre 2022 sotto la direzione artistica di Cecilia Alemani.
BIENNALE ARTE 2022: GLI ARTISTI DEL PADIGLIONE LIBANO
Chiamati a rappresentare la scena artistica contemporanea libanese, Danielle Arbid e Ayman Baalbaki raccontano il Medioriente all’interno della propria ricerca artistica, muovendosi però attraverso registri visivi differenti. Regista, artista e videomaker, Arbid trae ispirazione da una combinazione di culture e storie intime incentrate sui territori del Libano e della Francia (vive a Parigi dall’età di 17 anni), con opere che esplorano e sperimentano una commistione di generi. Baalbaki, invece, si è formato all’Università libanese di Beirut, all’EnsAD di Parigi e all’Università di Parigi VIII. La sua pratica si concentra su questioni libanesi e mediorientali, documentando i conflitti incessanti e proiettando un forte impatto emotivo sullo spettatore. Sotto la guida di Nada Ghandour, curatrice indipendente e specialista in gestione culturale e tecnologia digitale, l’allestimento del padiglione del Libano sarà invece affidata a Aline Asmar d’Amman, architetto e interior designer fondatrice di Culture in Architecture, studio di interior design e scenografia con sede a Parigi e Beirut che si contraddistingue nei suoi lavori per il costante dialogo tra passato e presente, prezioso e non, poetico e materiale.
-Giulia Ronchi
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