Grande mostra di Anselm Kiefer a Venezia con un ciclo di opere per Palazzo Ducale
Per la quinta edizione di MUVE Contemporaneo, l’artista tedesco porta nella Sala dello Scrutinio un ciclo di dipinti site specific realizzati tra 2020 e 2021. A suggellare il progetto, una frase dagli scritti del filosofo Andrea Emo
Sarà una grande mostra di Anselm Kiefer a chiudere le celebrazioni della Fondazione Musei Civici per i 1600 anni dalla fondazione di Venezia, in preparazione della 59. Biennale Arte. L’artista classe 1945, personaggio tra i più sensibili e profondi del nostro tempo, ha creato tra il 2020 e il 2021 un ciclo di dipinti pensati apposta per Palazzo Ducale: le sue opere, esposte tra il 26 marzo e il 29 ottobre, dialogano infatti con la grandiosa Sala dello Scrutinio e le sue tele monumentali – realizzate qui tra la seconda metà del Cinquecento e la prima del Seicento – e più in generale l’intero ciclo decorativo della sede della Serenissima, con opere di Bellini, Tiziano e Veronese.
LA MOSTRA DI ANSELM KIEFER A VENEZIA
L’esposizione a Palazzo Ducale, curata da Gabriella Belli e Janne Sirén, vuole non solo compiere una riflessione sul ruolo di Venezia nella storia, con l’aiuto di linguaggi letterari, ma in senso più ampio domandarsi quale sia l’apporto dell’arte contemporanea nei temi universali di valenza contemporanea. Un progetto, questo, che si colloca nel segno dell’obiettivo preposto da MUVE Contemporaneo, la rassegna biennale della Fondazione Musei Civici di Venezia (giunta alla sua quinta edizione), il cui scopo è proprio fermarsi a considerare la natura della relazione tra arte contemporanea e musei.
IL FILOSOFO VENETO ANDREA EMO
Visto il portato filosofico ed esistenziale delle riflessioni di Kiefer, è stata scelta dall’artista a suggello dell’intero progetto una frase del filosofo veneto Andrea Emo Capodilista (Battaglia Terme, 1901 – Roma, 1983): “Questi scritti, quando verranno bruciati, daranno finalmente un po’ di luce”. Emo – già al centro dell’attenzione dell’artista tedesco con laurea honoris causa in Filosofia, che nel 2018 gli ha dedicato la mostra Für Andrea Emo da Thaddaeus Ropa – era un pensatore solitario, allontanatosi dall’Accademia e dalla guida di Giovanni Gentile per sviluppare un pensiero proprio. Figura rilevante della nuova metafisica, Emo si rifiutò di accorpare le proprie teorie in un sistema, dedicandosi a un pensiero di matrice nichilista e memorialista a cui Kiefer si è dimostrato molto vicino. Del filosofo pochissimi avevano sentito parlare e, finché fu in vita, nessuno aveva letto alcunché: solo nel 1989 fu pubblicata (su spinta di Massimo Cacciari) la prima raccolta dei suoi quaderni con il titolo Il dio negativo, che non era altro che una piccola parte delle quasi 40mila pagine da lui composte e ancora oggi in fase di studio e riorganizzazione.
La sua scrittura, frammentaria e diaristica, testimonia un approccio al tempo filtrato dalla memoria – consapevole (come poi sarà anche l’artista tedesco) della distruzione necessaria per la creazione di nuove esperienze – e dalla concezione dello stesso come di un ciclo continuo.
– Giulia Giaume
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