L’energia dell’attesa nella mostra di Alex Pinna a Roma

Alex Pinna espone alla Saraceno Art Gallery le sue figure aggraziate, colte nell’attimo prima che tutto inizi. L’invito per chi guarda è a ritrovarsi allo specchio, con le proprie emozioni e fragilità

È il tempo dell’attesa a sospendere i movimenti delle figure immaginate da Alex Pinna (Imperia, 1967), che si tratti di protendersi verso l’esterno o concentrare l’azione in uno spazio più intimo. L’artista ligure, da tempo in attività a Milano, dove ha studiato pittura all’Accademia di Brera prima di scoprire, da autodidatta, la scultura e la sua libertà espressiva (“la sua forza utopica”), espone le sue opere a Roma, presso la Saraceno Art Gallery con Mirrors. E il tema dello specchio è la principale chiave di lettura della mostra, che chiama lo spettatore a mettersi in gioco, a confronto con i personaggi, in bronzo o corda, che spesso lo guardano dall’alto, volutamente distaccati dalla nostra realtà, quasi ci osservassero da un’altra dimensione, “come se non avessero proprio tanta voglia di avere a che fare con noi”, in polemica – quella dell’artista – con la dinamica dell’iperaccessibilità del presente, “che non è generosità, ma prevaricazione”, in un mondo in cui si consuma tutto e subito. “Il significato vero di un’opera è negli occhi di chi guarda”, spiega Pinna. “L’autore si limita a provocare una reazione. Per questo cerco di lasciare le mie figure più indefinite possibile”.

Alex Pinna. Mirrors. Exhibition view at Saraceno Art Gallery, Roma 2022

Alex Pinna. Mirrors. Exhibition view at Saraceno Art Gallery, Roma 2022

LA MOSTRA DI ALEX PINNA A ROMA

Eppure i personaggi di Alex Pinna – che rivendica un approccio non descrittivo, né tanto meno figurativo, al contrario di quanto potrebbe sembrare a uno sguardo superficiale – sono “solo” delle idee di figurazione, formalmente compiute nell’essenzialità, che invitano a ragionare su stati d’animo diversi. Né maschi né femmine, né alti né bassi, né magri né grassi, i protagonisti di questo campionario di sentimenti spesso trovano rifugio sui piedistalli e nelle strutture visivamente molto presenti che li accolgono. Le gambe lunghe che penzolano nell’aria o li aiutano a protendersi nello spazio – con un dinamismo che, seppur bloccato nell’istante che precede l’azione, è pronto a esplodere – sembrano suggerire l’idea di una libertà che riesce a esprimersi anche nell’attesa, regolata da un artista che diventa direttore d’orchestra: “Il momento in cui si alzano le bacchette in aria, quello è l’attimo della magia, che precede l’esplodere dell’energia. Così l’attesa si carica di significati positivi”.

Alex Pinna, Waiting in Times Square M, 2020, bronzo patinato, cm 160x25x35, ed. 6+1

Alex Pinna, Waiting in Times Square M, 2020, bronzo patinato, cm 160x25x35, ed. 6+1

LE OPERE IN MOSTRA ALLA SARACENO ART GALLERY

Come nel grande bronzo patinato appoggiato alla parete (Waiting in Times Square, 2020), con una gamba piegata e il volto chino, assorto nei suoi pensieri, che domina la scena, dirimpetto alla porta d’ingresso: “Rappresenta il ricordo di un episodio vissuto a New York, in strada, in attesa di alcuni amici in ritardo. Tutt’intorno l’energia della città, mi sono reso conto che quell’attesa era vita, di per se stessa un’esperienza per cui valeva la pena essere lì”. C’è poi la figura in equilibrio su un intricato nodo in corda (Alias, 2006), la più autobiografica, a raccontare della complessa maturità raggiunta dall’autore, non priva di contrasti e incertezze. Mentre i tre pugili in bronzo (Knockout, 2017) sono un elogio alla nobiltà della competizione, vista dalla prospettiva di tre grandi perdenti: Joe Frazier, Sonny Liston e George Foreman. Non manca un riferimento a Pinocchio (Equilibrio, 2004), emblema della fascinazione per fumetti e favole di Pinna. Comun denominatore è la tensione che genera una dinamica soggettiva con lo spettatore, invitato a perdersi e a ritrovarsi, prima di tornare alla sua realtà.

Livia Montagnoli

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