Lavoro e sfruttamento. La mostra di Bertille Bak a Torino

Trae spunto dalla faticosa vita nelle miniere il ciclo di opere di Bertille Bak, allieva di Christian Boltanski. In mostra alla Fondazione Merz di Torino

Per Bertille Bak (Arras, 1983), vincitrice del terzo Mario Merz Prize, è pratica ormai consolidata calarsi nelle realtà esistenziali di cui intende offrire una documentazione socio-antropologica, oltre che artistica. Prima di metter mano a un nuovo progetto, per lunghi mesi vive infatti a stretto contatto con comunità la cui storia si colora spesso di risvolti drammatici, condividendone quotidianità e intime vibrazioni emotive.

Bertille Bak, Mineur mineur, 2022, 5 video simultanei. Produzione La Fondation des Artistes; Institut Français; La Criée, Centre d’Art Contemporain, Rennes

Bertille Bak, Mineur mineur, 2022, 5 video simultanei. Produzione La Fondation des Artistes; Institut Français; La Criée, Centre d’Art Contemporain, Rennes

CHI È BERTILLE BAK

Formatasi alla scuola di Christian Boltanski, Bertille è originaria del nord della Francia, ma i suoi avi erano giunti nel distretto Pas-de-Calais dalla Polonia per cercare impiego nelle miniere, dove per decenni, a partire da metà Ottocento fino al 1960, si è estratto carbone.
Se il suo sguardo da sempre tocca i temi dello sfruttamento e dei disagi sociali, alla Fondazione Merz di Torino ‒ con la mostra Mineur Mineur a cura di Caroline Bourgeois ‒, porta ora a ulteriore approfondimento la sua denuncia, puntando l’attenzione sul lavoro minorile in miniera e arricchendo la narrazione di implicazioni personali dovute alla storia della sua famiglia, che vide il nonno minatore a Barlin, non lontano da Lens, dall’età di tredici anni.

Bertille Bak, Tu redeviendras poussière, 2017, video, 24’. Produzione artconnexion, Lille

Bertille Bak, Tu redeviendras poussière, 2017, video, 24’. Produzione artconnexion, Lille

LA MOSTRA DI BERTILLE BAK A TORINO

Il focus dell’esposizione è rappresentato dai cinque studi svolti da Bak per indagare il lavoro dei bambini nelle miniere in altrettanti Paesi del mondo: India, Indonesia, Tailandia, Bolivia e Madagascar. Il sunto esperienziale che ne scaturisce, articolato in cinque video dal titolo Mineur Mineur (2022) meticolosamente coordinati tra loro, è scandito dai volti dei protagonisti e dagli scorci delle miniere che sono scenario delle loro vite. Filmando i bambini e i cunicoli scavati nelle profondità della terra, l’artista intesse una delicata storia di infanzie perdute. L’imponente installazione elettromeccanica Le berceau du chaos (2022), che si staglia all’ingresso come una giostra d’antan, con i cavallini in legno deserti, accresce il senso di desolata assenza. E ancora il messaggio si acuisce con il video Bleu de travail (2020), in cui sono simbolicamente mostrate moltitudini di pulcini allevati per divenire preda di aquile reali. Infine, Tu redeviendras poussière, video di 24 minuti girato nel 2017 a Barlin, ricorda il destino di chi lavora in miniera. Nell’artificiosa cornice del borgo francese, si avvicendano infatti come comparse i malati di silicosi. I tempi delle loro esistenze appaiono scanditi dall’ineluttabilità della scomparsa di amici e concittadini vittime della malattia dovuta all’inalazione di polvere di silicio, presente nelle miniere.

Alessandra Quattordio

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Alessandra Quattordio

Alessandra Quattordio

Alessandra Quattordio, storica dell’arte e giornalista indipendente, ha esordito a fine Anni Settanta come curatrice dei cataloghi d’arte e fotografia editi dalla Galleria del Levante a Milano. Dopo la laurea in Storia dell’arte all’Università Statale di Milano, inizia a collaborare…

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