La grande mostra di Bill Viola a Roma
Il tempo come metafora dell’esperienza umana è il fulcro della ricerca artistica di Bill Viola, in mostra al Palazzo Bonaparte di Roma con alcune delle sue opere più celebri. Fra pittura rinascimentale e videoarte
L’universo figurativo e la sostanza poetica delle opere di Bill Viola (New York City, 1951) attingono da Occidente come da Oriente, dal Rinascimento come dalla filosofia buddista zen, dalla cultura sperimentale della videoarte delle origini come da quella più tradizionale del Giappone. La poetica di Viola indaga la percezione del sé a contatto con il multisensoriale mondo dell’esperienza, e lo fa con un punto di vista filosofico e spirituale che investiga i grandi temi umani e l’essenza stessa della vita, nonché i sentimenti e le emozioni che l’esercizio della vita produce nelle coscienze.
LE OPERE DI BILL VIOLA IN MOSTRA A ROMA
Il dolore e la pietà sono emozioni che vengono richiamate da Observance (2002). Qui vediamo gli attori venire verso di noi come attratti da qualcosa che provoca loro una forte emozione di dolore contritamente condiviso, come a partecipare a una pietà scelta quale ultima soluzione per tentare di resistere a una tale drammaticità. Il punto di partenza figurativo di quest’opera sono i dipinti e le sculture pietistiche cristiane realizzate in Europa tra Medioevo e Rinascimento, di cui l’artista attualizza l’estetica.
The Greeting si ispira invece alla Visitazione (1528 circa, Carmignano, Pieve di San Michele) del manierista Pontormo. L’opera del pittore viene reinterpretata da Viola in istanti estremamente rallentati e con una messinscena dal sapore cinematografico. Ciò che lo statunitense vuole esplorare e far emergere è ogni sentimento e ogni gesto conseguente all’interazione delle tre donne, qui colte in un momento emozionale ordinario e apparentemente senza spessore.
TEMPO E ACQUA SECONDO VIOLA
La dimensione del tempo della narrazione di Viola è spesso rallentata. Il tempo è come dilatato, svuotato del suo peso, esteso fino all’immobilità. Ma in verità non è mai fermo, dal momento che nella coscienza degli uomini il tempo ha necessariamente a che fare con la realtà della materia, con i cicli da cui essa è generata e di cui ogni essere umano è parte. Allora per l’artista sarà la stessa natura ad attutire il fluire proprio del tempo (un tempo che non sempre si allinea a quello delle coscienze degli uomini), e sarà grazie all’acqua, elemento naturale presente in molte delle sue opere.
L’acqua è il motivo conduttore anche nella mostra di Palazzo Bonaparte a Roma: da The Reflecting Pool (1977-79), dove l’elemento naturale diventa uno specchio che inganna la percezione di un’univoca dimensione temporale, a Water Martyr (2014), dove invece inonda il corpo del performer con irruenza possente e distruttrice, passando naturalmente per Ascension (2000) e la rallentatissima e ovattante sensazione che un’immersione in una grande quantità d’acqua produce, un corpo umano che incontra l’elemento primordiale nell’atto di una rinascita o di una purificazione, o forse ancora della morte. Questo straordinario video, fatto emergere dal buio della sala dove è presentato, amplifica una dimensione che trascende il tempo e che diventa come onirica, essenziale, giù fino alla profondità della coscienza.
Una funzione dell’arte oggi dimenticata: quella di avvicinare lo spirito all’essenza dell’esperienza umana.
‒ Calogero Pirrera
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