Dalla patologia all’arte e ritorno. Mostra di Christian Fogarolli a Venezia
I lavori di Christian Fogarolli, sospesi tra scienza e narrazione visiva, sono al centro della mostra allestita presso la galleria Alberta Pane di Venezia
Christian Fogarolli (Trento, 1983) fonda la sua pratica autoriale su una profonda relazione tra la storia del pensiero scientifico e la sensibilità artistica contemporanea, traendo spunto da una pluralità di discipline attraverso un lavoro di ricerca che precede la formalizzazione dell’opera. La sua prima mostra personale alla galleria Alberta Pane di Venezia parte proprio da una serie di indagini ‒ esogene alla storia dell’arte – sul fenomeno del glass delusion, un disturbo psichiatrico diffuso in Europa dal XV al XIX secolo di cui esiste un’ampia letteratura scientifica. Questo provocava in chi ne era afflitto la convinzione di vivere costantemente con il pericolo di frantumarsi perché il suo corpo è composto di vetro.
LA MOSTRA DI CHRISTIAN FOGAROLLI A VENEZIA
Nelle opere recenti, al pari delle sue precedenti serie, Fogarolli continua così a interrogarsi e far riflettere lo spettatore su come i concetti di normalità e devianza abbiano dei confini alquanto labili. Lungo la mostra vediamo scorrere lavori quali Transparent Human 1 e 2 (2022) dove, da alcuni ritratti fotografici in bianco e nero, si dispiegano degli elementi scultorei in vetro dando forma fisica e concreta a una fragilità psichica. Al centro della galleria vi è invece un’installazione dal forte pathos espressivo, Evidence US7 (2022), che ricrea in vetro con dovizia di particolari anatomici l’apparato scheletrico, muscolare e vascolare di un corpo umano disteso. Nel nutrito corpus di opere che compongono la mostra vediamo come l’artista, attraverso lo studio di una patologia, sia riuscito anche a creare una potente allegoria del senso di fragilità interiore che tocca l’uomo contemporaneo.
– Carlo Sala
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