Crisi e riflessione nelle opere di Angelo Mosca in mostra a Milano
Alla Galleria Six di Milano la mostra di Angelo Mosca ripercorre cinque anni di produzione dell’artista abruzzese. In mostra opere realizzate tra il 2017 e il 2022
Come un muro si impregna d’acqua, così le tele si impregnano di olio e pigmenti, diretta manifestazione delle emozioni di chi dipinge: a questo concetto è dedicata la mostra Drain Off di Angelo Mosca (Chieti, 1961) alla Galleria Six di Milano, che dal titolo mutua l’idea di un trasferimento del sentire del pittore nelle sue opere. Insieme sunto e momento di passaggio nella pratica pittorica trentennale di Mosca, l’esposizione prende il via negli spazi di Piola a Milano ‒ e con un’opera, il giorno dell’inaugurazione, il 26 febbraio scorso, anche nella vetrina da poco aperta dalla galleria a Venezia ‒ con lavori realizzati tra il 2017 e il 2022.
“Sono lavori che avevo preparato per due distinte mostre che per motivi personali e per il lockdown sono slittate di anni”, racconta Mosca, che dopo quindici anni a Londra ha trasferito lo studio a Castel di Ieri, in provincia dell’Aquila, dove dirige il museo cittadino tra mostre e laboratori. “Nel borgo medievale in cui mi sono ritirato ‒ l’Abruzzo è la mia regione ‒ ho dato adito a un momento di crisi e riflessione, scaturiti dai tempi e dall’età. Questo luogo, che allora contava trecento anime e oggi anche meno, è elettivo per me”.
CINQUE ANNI DI LAVORO DI ANGELO MOSCA IN MOSTRA A MILANO
Le opere, in mostra fino al 19 marzo, costituiscono il prosieguo del lavoro iniziato da Mosca nei primi Anni Novanta. “Sono un ciclo di opere che io considero una sintesi di tutto il mio lavorio precedente, sono condensate qui tutte le istanze del mio lavoro. La tecnica, i colori e la tavolozza sono sempre i miei, ma via via è cambiato il modo di vedere le cose. Ho compiuto sessant’anni, inevitabilmente si cresce e si cambia: c’è un mondo che scompare e uno che emerge”, spiega l’arista. Emozioni e pensieri si riversano direttamente sulle tele ‒ finalmente in galleria dopo anni nello studio ‒, che diventano frutto non mediato alla portata delle menti e dei cuori di addetti ai lavori e non: “Di fatto mi sento un artista romantico e lirico, tragico se volete. La mostra vuole essere un momento di riflessione anche per chi guarda, e penso il messaggio sia passato”, racconta Mosca, accolto nella Milano dove ha studiato con grande calore. “Una tela in particolare, quella con fondo bianco al centro della sala, ha ispirato a tutti pensieri differenti. Anche chi non ha strumenti né studi per leggere la pittura riesce a sentirla guardando con le emozioni: la pittura è di per se un racconto”.
‒ Giulia Giaume
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati