Alla Biennale Arte 2022 va in scena la drammatica attualità dell’Ucraina
Ospitato negli spazi della Scuola Grande della Misericordia, This is Ukraine: Defending Freedom offre una riflessione toccante sul conflitto attraverso i lavori di artisti ucraini e internazionali. In mostra anche quattro opere recuperate dai luoghi di guerra attraverso la cooperazione con TBA21 e M9 di Mestre
Dopo la ritirata del team che avrebbe dovuto presentare il Paese alla 59. Esposizione Internazionale d’Arte a Venezia, avvenuta dopo poco lo scoppio del conflitto, l’Ucraina si presenta alla Biennale con una serie di progetti, questo organizzato da PinchukArtCentre insieme alla Fondazione di Viktor Pinchuk in collaborazione con l’Ufficio del Presidente dell’Ucraina e il Ministero della cultura e dell’informazione dell’Ucraina. This is Ukraine: Defending Freedom è il titolo dell’Evento Collaterale distribuito sui due piani della Scuola Grande della Misericordia, nel sestiere Cannaregio. Un progetto collettivo realizzato in tempi fulminei, “abbiamo elaborato il concetto, abbiamo preparato ed abbiamo allestito la mostra in meno di 4 settimane – un progetto impossibile per i tempi impossibili”, come racconta il curatore Bjorn Geldhof, “ma fare l’impossibile – è quello che l’Ucraina sta facendo ogni giorno. E per questo motivo la mostra è necessaria ed attuale”. Un racconto corale e toccante della guerra e dei suoi devastanti effetti su intere città e comunità, ma anche una storia di testimonianza culturale e solidarietà tra artisti internazionali. E un’invocazione che fa da sottotraccia all’intera mostra: difendere la libertà, la democrazia e schierarsi dalla parte del popolo invaso.
LA MOSTRA SULL’UCRAINA IN OCCASIONE DELLA BIENNALE DI VENEZIA
Sono le opere degli artisti ucraini – tutt’ora residenti nei luoghi del conflitto – ad aprire This is Ukraine: Defending Freedom, al piano terra della Scuola della Misericordia: nella navata centrale, si ergono monumentali le opere di Nikita Kadan (1982), una struttura architettonica su cui si mescolano memorie del passato e oggetti legati all’attualità del presente e le pitture su grande scala di Lesia Khomenko (1980) raffiguranti i soldati partiti per il fronte. Altrettanto intensa, quanto intima e dolorosa è la voce di Yevgenia Belorusets (1980), la quale allestisce dei banchi di scuola che corrono tutt’intorno nello spazio, a cui il visitatore è invitato ad avvicinarsi e a leggere le testimonianze di un diario di guerra che racconta l’escalation di violenza vissuta in prima persona, e che si tinge via via di toni sempre più drammatici man mano che si prosegue nel percorso. Al piano superiore, invece, sono riuniti i lavori degli artisti internazionali che hanno voluto supportare la causa esponendo fotografie, sculture, installazioni e video che offrono un’ulteriore prospettiva sulla guerra, sulla violenza, sulla rinascita. Tra questi Damien Hirst, che ha prodotto appositamente l’opera Sky over Conflict, in cui delle farfalle si posano su una grande bandiera giallo-blu; Marina Abramovic con la toccante installazione video a quattro canali Count on Us, realizzata per la Guerra dei Balcani; Takashi Murakami, che ancora sui toni del giallo e blu dipinge la sua opera Ukraine War and Peace in cui fiori e teschi si alternano; di impatto fortissimo, invece, Mirror Weekley (realizzato da più artisti) che invade un’intera parete, ritraendo le espressioni e i volti di 300 madri che hanno perso i propri figli durante i combattimenti conflitto Russo-Ucraino nelle regioni del Donentsk e del Luhansk dal 2014 al 2015. Una ferita che umanizza le numerose perdite umane conteggiate solamente attraverso stime e numeri, il sentore di un incubo che ritorna con ancora più violenza a diversi anni da quell’avvenimento. Dalla parte opposta, il fondo della sala è interamente occupato da Valeriia, l’enorme telo di 40 metri raffigurante la bambina ucraina fuggita dalla guerra, che l’artista parigino JR nei mesi scorsi ha fatto sfilare in varie piazze dell’Ucraina e dell’Europa e che, dopo l’evento di Venezia, è approdato negli spazi della Scuola Grande della Misericordia, srotolato per metà: un coronamento della mostra, un afflato di speranza per un tragico capitolo della storia di questo Paese a cui si vuole mettere, al più presto, un punto definitivo.
LE OPERE UCRAINE SALVATE DALLA GUERRA CON LA COLLABORAZIONE DI TBA21 E M9
Quattro opere, attualmente esposte al piano terra di This is Ukraine: Defending Freedom, hanno raggiunto Venezia a ridosso dell’inaugurazione della mostra, grazie a un’operazione di cura e solidarietà tra musei internazionali che le hanno sottratte dalla guerra. Si tratta di Youth (1969) di Tetyana Yablonska, olio su tela, dal National Art Museum of Ukraine di Kyiv; Intercession of the Virgin (seconda metà del XVII secolo) di Stefan Medytsky, olio su tela; Boxers (1977) di Maria Priymachenko, gouache su carta e Ancient wolf (1987) della stessa artista, un gouache su carta, questi ultimi tre dal “Andrey Sheptytsky” National Museum di Lviv. Il salvataggio è avvenuto per volontà del Ministero della cultura e della politica dell’informazione dell’Ucraina, giunto in Italia grazie alla partnership di TBA21 (fondazione del museo Thyssen-Bornemisza incentrato sul contemporaneo) e M9 – Museo del ‘900 di Mestre. “M9 è stato contattato da TBA21 poiché si è posta la necessità dell’appoggio amministrativo di un’istituzione culturale italiana che garantisse presso il Ministero della Cultura Ucraino”, spiega ad Artribune Luca Molinari, direttore scientifico di M9. “Abbiamo subito accettato l’invito e attivato il nostro team amministrativo e legale che ha lavorato assieme alla Pinchuk Foundation per fare in modo che le opere arrivassero in Italia con tutte le garanzie assicurative”. E conclude, “per M9 questa operazione ha rappresentato il proprio importante contributo a una situazione drammatica, a fronte della quale le istituzioni culturali europee stanno collaborando per proteggere il patrimonio di un libero stato aggredito ingiustamente dalla guerra”.
L’INTERVENTO DI ZELENSKY ALLA MOSTRA
“Il nostro popolo è riuscito ad attirare l’attenzione sulla lotta dell’Ucraina per la libertà, dopo che la Russia ci ha attaccato il 24 febbraio. Ma questo non è nemmeno la metà del lavoro. Ciò che è necessario è ottenere il concreto sostegno; con le armi, finanziariamente, attraverso le decisioni politiche, attraverso il costante flusso di informazioni. E voi dovete lottare per questo sostegno, poiché la difesa della vostra libertà dipende anche dalla libertà di una dozzina di altre nazioni in Europa e in Asia“. Con queste parole il Presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky ha aperto il discorso trasmesso durante l’inaugurazione della mostra This is Ukraine: Defending Freedom. “Voglio ringraziare tutti coloro che hanno partecipato all’organizzazione di questo progetto per la Biennale di Venezia. Sono sicuro che la mostra permetterà alle persone di sentire cosa significa per l’Ucraina difendere la libertà, sentendo il legame tra tutte le persone libere sul pianeta Terra e l’Ucraina. Sentire che ognuno di voi può sostenere la lotta per la libertà – la stessa libertà per tutti. Continuate a sostenerci con la vostra arte, ma anche con le vostre parole e la vostre influenza…“.
– Giulia Ronchi
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