Milano art week 2022: i top e i flop di questa edizione
Si conclude la fiera di Milano dedicata all’arte moderna e contemporanea, assieme alla scia di eventi dedicati che ha animato la città per tutta la settimana. Una delle art week più dense di sempre. È allora il momento di tirare le somme su cosa ci è piaciuto - e cosa invece no - di questa edizione 2022
Mostre, inaugurazioni, performance, eventi, opere pubbliche, nuove aperture: l’edizione 2022 di miart ha portato con sé un risveglio culturale molto atteso in città che si è manifestato con un’offerta ampia e partecipata da parte di numerosi soggetti. Ma cosa va premiato e cosa invece meriterebbe di essere ripensato? Ecco la nostra selezione di top e flop.
TOP: UNA ARTWEEK DI QUALITA’ e QUANTITA’
La promessa è stata mantenuta. Dopo l’edizione timida e contenuta che aveva caratterizzato la fiera dello scorso settembre 2021, Milano ha annunciato per la primavera di quest’anno una grande ripartenza della cultura e l’ha fatto mettendo in campo tutte le risorse possibili. Oltre a una fiera che ha presentato una valida selezione di espositori italiani e internazionali, ottenendo risultati superiori alle aspettative, la città si è animata con una ricchissima artweek, sia in termini di quantità (eventi a dismisura dovunque) che di qualità dell’offerta. Dal centro alle periferie, tutti hanno fatto rete: dagli spazi non profit ai musei istituzionali, dal centro alle periferie. Senza dimenticare le importanti aperture di Elmgreen & Dragset in Fondazione Prada e Steve McQueen in Pirelli HangarBicocca, fino alle rassegne sulle realtà dei singoli quartieri. Insomma, la artweek 2022 passa il test a pieni voti. Questo vale ancora di più se teniamo in considerazione la scelta coraggiosa di affrancarsi dal Salone del Mobile (che invece partirà a giugno) sfidando le incertezze dettate dagli ultimi strascichi della pandemia e dalla difficoltà di far arrivare il turismo internazionale.
TOP: L’ARRIVO A MILANO DI NUOVE GALLERIE INTERNAZIONALI
La galleria CiacciaLevi da Parigi, Peres Projects da Berlino, la Galerie Gregor Staiger da Zurigo. Si susseguono i nuovi arrivi in città. Tutte e tre situate in zone centralissime. Un’iniezione di fiducia per Milano, che vede nuove realtà dall’estero investire nel suo sistema, portando stimoli e opportunità di instaurare sinergie.
TOP: L’INEDITA COLLABORAZIONE PRADA-PIRELLI
Considerate da sempre in acerrima concorrenza l’una con l’altra le due grandi fondazioni presidiano a grande distanza il nord (Pirelli) e il sud (Prada). Due clamorosi investimenti culturali da parte di aziende-simbolo della città. A dispetto di ogni sospetto di inimicizia, in questi mesi nascerà una stretta collaborazione. La mostra di Steve McQueen inaugurata al Pirelli Hangar Bicocca vedrà una serie di iniziative – quelle sulle serie tv dirette dal celebre regista – svolgersi proprio alla Fondazione Prada. “È la prima volta che succede e speriamo non sia l’unica” dicono in coro dalle due istituzioni.
TOP: IL NUOVO ARCHIVIO SCANAVINO RIDISEGNATO DA MARIANO PICHLER
Nuova vita per l’Archivio Scanavino che, dalla vecchia sede di Piazzale Aquileia dove sorge la casa dell’artista, si è stabilito in piazza Aspromonte 12, tra Loreto e Piola. La sede, inaugurata durante i giorni dell’artweek, permette all’archivio di proseguire le sue attività di tutela e conservazione delle opere del Maestro italiano dell’Informale, intensificando però l’apertura al pubblico con mostre e eventi. Oltre alla qualità della prima esposizione, Emilio Scanavino. This is tomorrow (visitabile fino al 20 giugno 2022, curata da Marco Scotini), una nota di merito va allo spazio, restaurato dall’architetto Mariano Pichler (Mezzocorona, Trento, 1977). Fautore, negli scorsi anni, della riqualificazione di Lambrate e zona Ventura, Pichler ha ridisegnato lo spazio di circa 320 metri quadri – prima impiegato come laboratorio professionale fotocolore – situato in un palazzo signorile dei primi del Novecento, ricavandone un’ampia sala espositiva e un laboratorio tecnico conservativo. Protagonista dell’intervento è l’impiego di materiali vivi come il legno e il ferro.
FLOP: L’ASSENZA DI FIERE COLLATERALI DURANTE MIART
Questa, più che una critica, vuole essere uno spunto di riflessione utile per le prossime edizioni: dopo aver elogiato la capillarità della artweek e della sua offerta culturale, possiamo puntare ancora più in alto? Certo è che una piazza così importante come quella di Milano è ancora l’unica a non avere fiere collaterali. Un fatto strano se paragonato non solo alle dinamiche che avvengono in qualsiasi città d’Europa, ma anche della stessa Italia, come accade a Torino durante Artissima o a Bologna con Arte Fiera. I tempi sono forse maturi per nuove proposte fieristiche che si possano svolgere in concomitanza a miart, offrendo nuovi spunti, nuovi target e diversificando la proposta culturale attirando ancora nuovo pubblico.
FLOP: L’OPERA DI MAURIZIO CATTELAN DA DE CARLO
Maurizio Cattelan è stato un altro protagonista della artweek milanese, aprendo al pubblico l’installazione Ninna Nanna nel Cimitero Monumentale della città, dedicata alla strage di via Palestro del 1993 e You, il suo autoritratto impiccato nel bagno della preziosa casa Corbellini-Wassermann, sede della galleria Massimo De Carlo. Un’opera che è diventata ben presto popolare per poi però scomparire dai discorsi, dai ricordi e dalle discussioni degli addetti ai lavori. Un fuoco di paglia. Da Cattelan, che tornava dopo anni con una mostra in galleria in città ed era reduce dal grande evento al Pirelli Hangar Bicocca, ci si aspettava forse qualcosa di più. Altre considerazioni sulla natura più o meno “scioccante” di questa operazione le trovate nell’articolo di Alessandra Mammì.
FLOP: LIA RUMMA RIAPRE MA CON UNA MOSTRA DEBOLE
Il bellissimo spazio della gallerista Lia Rumma riapriva in questi giorni dopo ben due anni. Tra una pandemia e l’altra, tra un primo e un secondo lockdown la galleria non era praticamente mai ripartita. Ecco perché l’asticella delle aspettative era altissima e non è stata pienamente soddisfatta dalla mostra presentata. Bene la riapertura dopo tanto; benissimo l’artista (il grande Ettore Spalletti); ma la presentazione ci è parsa un po’ debole rispetto alle potenzialità di questa grande galleria.
FLOP: TANTI EVENTI, POCHE FESTE
Promuovere un evento di tale portata – simbolo della riconquista della vita sociale e degli spazi pubblici della città, a partire dall’arte – con una guerra in corso, non è affatto facile. Dopo i pesanti anni pandemici, si sarebbe voluti ripartire con più leggerezza, senza inquietudini né ombre. E lo si è fatto, anche se quello che sta succedendo alle porte dell’Europa è ben noto grazie al flusso continuo di informazioni che circolano in rete e nei principali canali. Il compromesso, però, è stato quello di “festeggiare ma non troppo”, evitando party e feste ufficiali in onore dell’artweek. Limitandosi alle cene, e poi ognun per la sua strada, per non sfociare nel cattivo gusto. Pur consapevoli della delicata situazione, la domanda sorge spontanea: scelta etica o inutile ipocrisia? È astenendosi dal ballare che si manifesta rispetto a vittime e paesi aggrediti?
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