Il corpo contemporaneo nella mostra di Elmgreen & Dragset a Milano

Mentre a Venezia la Fondazione Prada ha da poco inaugurato la mostra dedicata all’universo cerebrale, la sede milanese ospita il lavoro di Elmgreen & Dragset, incentrato sulle contraddizioni dell’epoca contemporanea. In una delle mostre dell'anno, anche se siamo ancora ad aprile

Useless Bodies? è il titolo della mostra di Michael Elmgreen (Copenaghen, 1961) e Ingar Dragset (Trondheim,1969) alla Fondazione Prada di Milano. Collaborano dal 1995, vivono a Berlino e portano nella sede milanese la loro esperienza personale di artisti occidentali sul tema della centralità del corpo nell’era post-industriale. Fin dal titolo, contenente un punto interrogativo, la mostra non vuole essere prescrittiva e mantiene un dialogo aperto con il visitatore lungo i quattro spazi espositivi per i quali è concepita: ogni spazio indaga da un punto di vista diverso il riposizionamento del valore del corpo, soprattutto in un contesto segnato dalla pandemia.

Elmgreen & Dragset at Fondazione Prada, 2022. Photo Andrea Rossetti

Elmgreen & Dragset at Fondazione Prada, 2022. Photo Andrea Rossetti

IL CORPO SECONDO ELMGREEN & DRAGSET

Il Podium ospita sculture classiche e contemporanee, collocate come in una piazza pubblica fuori dal tempo. Le sculture classiche acquistano un nuovo significato rafforzando l’idea dell’importanza che il corpo ha avuto nella storia, un po’ come avvenne nella primissima mostra da Prada, nel 2015. Le opere, infatti, raffigurano momenti o azioni che non possono prescindere dalla presenza del corpo: praticare sport, bere, dipingere, suonare il flauto e, tra gli altri, anche la maternità, incarnata dall’unica figura femminile presentata in mostra. Multiple Me, Fig. 2 (2022), composta da una serie di specchi, o Elevator (2022) sono opere inclusive anche del corpo del visitatore.
Un ufficio deserto e inospitale, al piano superiore del Podium, indaga il ruolo del corpo nel contesto lavorativo. Alcune postazioni conservano ancora tracce di individualità, ma queste sono annullate dalla serialità delle file di scrivanie e sedie che rimandano ai moduli geometrici del minimalismo di Carl Andre e Donald Judd. Lo spazio non è più determinato da presenze umane, ma da oggetti inanimati, immobili, a tratti spettrali. Uffici vuoti, come ancora in molte torri di Milano e dell’occidente. Ma l’installazione, spiegano gli artisti, è stata concepita prima dell’emergenza Covid.

LA MOSTRA DI ELMGREEN & DRAGSET ALLA FONDAZIONE PRADA

La galleria Nord esplora in maniera distopica il concetto di casa: una cucina inutilizzata, sedute scomode, un obitorio privato, un cane robot che scodinzola sono elementi che compongono l’arredamento. L’ambiente è convertito in una dimora asettica con oggetti di design scelti più per ostentare che per soddisfare i bisogni del corpo, introducendo una riflessione su come la nostra intimità stia diventando sempre più pubblica attraverso le condivisioni online. D’altro canto, alcuni oggetti presenti nella stanza suggeriscono al corpo una stimolazione dei sensi, come un corrimano dotato di venature, un dito di gesso che esplora una fessura, uno spioncino sulla parete da cui ammirare la Terra come da una navicella spaziale.
La mostra è una delle più vaste fra quelle allestite in Fondazione e raggiunge i 3000 metri quadrati, includendo anche gli spazi della Cisterna, trasformati in uno scenario simile a una palestra. Mentre da una parte le innovazioni tecnologiche rendono il corpo sempre più superfluo, le industrie del wellness riportano al centro il “corpo ideale”, alla ricerca della salute ottimale, della perfezione fisica e dell’eterna giovinezza. Il fine è utilitaristico: il corpo serve per alcune professioni, per i momenti di socialità, per trovare l’amore. L’opera What’s left (2021) compare inaspettata nella sala centrale della Cisterna: la figura precaria di un funambolo che ha perso l’equilibrio mette in evidenza la fragilità del corpo, soggetto suo malgrado alle leggi più grandi dell’esistenza.

Martina Massimilla

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Martina Massimilla

Martina Massimilla

Martina Massimilla è un’archivista e critica d’arte. Frequenta l’Università degli Studi di Firenze laureandosi in Lettere Moderne (laurea triennale) e poi in Scienze Archivistiche e Biblioteconomiche (laurea magistrale) con una tesi sullo storico lucchese Guglielmo Lera. Iscritta nell’Elenco dei professionisti…

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