Le griglie illogiche di Eugenio Espinoza in mostra a Napoli
Partendo da un’innegabile fascinazione per l’astrazione geometrica e l’arte cinetica, le opere di Eugenio Espinoza rileggono, deformano e dissacrano la griglia modernista
La seconda mostra personale di Eugenio Espinoza (San Juan de los Morros, 1950) alla galleria Umberto Di Marino si apre all’insegna del colore. Come un Mondrian scomposto, le tele sono disposte tra le sale interagendo con lo spazio e lo spettatore. Sembra di penetrare in un’unica opera dislocata nell’ambiente, composta da linee nere e colori primari. L’artista venezuelano è noto soprattutto per le sue griglie in bianco e nero, caratteristiche della sua ricerca di astrazione, di ritorno al grado zero della pittura, emblematiche della sua volontà di distaccarsi dalla festosità del colore, della pennellata proprie dell’espressione tradizionale del Sudamerica. La griglia per Espinoza è lo strumento universale che conferisce ordine allo spazio pittorico, urbanistico e sociale. Si tratta di griglie alterate, contaminate con materiale organico, piegate, sospese nell’aria.
ESPINOZA DAL BIANCO E NERO AL COLORE
In Tre stanze, tre mesi, il bianco e nero lascia il posto ai colori: rosso, giallo e blu, chiaro rimando al Neoplasticismo, ma anche ocra. Perché per Espinoza l’arte non è altro che un processo di risignificazione. Per questo in alcuni lavori compaiono lettere: la componente testuale sollecita, infatti, la produzione di un nuovo senso. Linee, colori, citazioni e rimandi, cui ci ha abituati l’era postmoderna, veicolano ulteriori significati e dischiudono nuove ricerche. Suoi imprescindibili punti di riferimento sono le griglie utilizzate nel Rinascimento da Dürer, “i disegni nello spazio” di Gego, le figure monocrome di Gerd Leufert, lo Spazialismo di Lucio Fontana. Eugenio Espinoza raccoglie e fonde tutti gli elementi per fornire la sua risposta critica al formalismo modernista.
LE VARIAZIONI DI ESPINOZA SUL TEMA DELLA GRIGLIA
La griglia si mostra non solo attraverso le linee pittoriche, ma anche attraverso la pieghettatura delle tele esposte, come se quella rigida astrazione che rappresenta il punto di partenza assumesse una valenza quotidiana, transitoria. Come se quelle opere potessero facilmente essere piegate e portate via, trasferite in un altro contesto.
Altre volte invece si creano dei dialoghi all’interno del lavoro stesso: è il caso di Green 2020 e di Tutti, in cui la parte inferiore della tela è lasciata sospesa nell’aria. In altri lavori come Griglia illuminata la forza di gravità distorce le linee rette della griglia secondo un principio casuale. Il tentativo di razionalizzare il mondo si scontra con l’accidentalità, l’elemento irrazionale, creativo e fantastico che non può essere ignorato.
E così la griglia nel lavoro di Espinoza appare sempre messa in relazione con elementi che si oppongono alla sua natura rigida, cercando di armonizzare il logico con l’illogico.
‒ Antonella Palladino
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