La grande tela di Giancarlo Limoni in mostra a Roma
Allo spazio TRAleVOLTE di Roma, l’imponente tela di Giancarlo Limoni assorbe lo sguardo dello spettatore. Tra pennellate pastose e sapiente uso del colore
Le nevi dell’anno di Giancarlo Limoni (Roma, 1947) è un’unica grande tela che, quasi come una quinta teatrale agganciata a un panno di velluto nero, accoglie il pubblico per dar luogo a uno spettacolo integrale, a una piccola festa della pittura dove ognuno è assorbito per diventare parte d’un magnetico racconto sul tempo dell’arte, sul gioco degli strumenti e delle materie. Tra discorsività sceneggiata e grafia figurata, “Le nevi dell’anno (una variazione del celebre verso di François Villon ‘Mais uo sont les neiges d’antan?’), contiene” al suo interno “[…] il senso della nostalgia e del distacco”, a suggerirlo è Lorenzo Canova nell’accurato testo di presentazione alla mostra (Sotto le nevi dell’anno) organizzata allo spazio TRAleVOLTE di Roma. “Una riflessione sul tempo in cui Limoni, in modo magistrale, crea un filtro della memoria di cui la pittura diviene un’evidente e tattile metafora”.
LA PITTURA DI GIANCARLO LIMONI
Il pennello e la spatola, in questo pensiero eburneo che si distende e che “porta a compimento il […] ciclo dei ‘Quadri bianchi’ nato in una mostra del 1984 alla Galleria l’Attico” (Lorenzo Canova si riferisce esattamente a La mostra bianca, presentata in catalogo da Maurizio Calvesi), si alternano magistralmente per tessere una trama fitta di tracce cromemiche, di spericolate e modulate combinazioni colorimetriche, di segreti e misteri e arabeschi e ombre lievi in cui possiamo perdere lo sguardo, esattamente come la fanciulla zanzottiana può perdere una mano per salutare una rosa.
La cremosità dell’impasto di questo strepitoso e generoso lavoro, accanto a una fluente e morbida e sbrigliata leggerezza del segno, ci riporta costantemente alla verità della pittura che è la mano, veloce nel definire e ripercorrere e aggiungere plastica intensità al progetto pittorico, a qualcosa che è per Limoni un cammino nascosto tra il proprio inizio e la propria fine, un atto di pensiero in potenza, un insieme di gesti decisivi (espressivi), di idee scoppiettanti, di cose che ritornano – delicate e silenziose – sulla punta della memoria.
‒ Antonello Tolve
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