Dolore e indifferenza nella mostra di Teresa Margolles a Roma
In una contemporaneità segnata dagli orrori della guerra, l’artista Teresa Margolles mette in mostra al Mattatoio la nostra assuefazione “davanti al dolore degli altri”
Quanto clamore può fare la violenza? A volte a risuonare è soltanto l’assordante indifferenza a essa. Ed è per questo che Periferia dell’agonia di Teresa Margolles (Culiacán, 1963) stigmatizza la tacita connivenza alle “silenti” vessazioni contemporanee nell’esecrabile e omertoso monito “Vedere, ascoltare e tacere”. Nella muta disperazione che è l’agonia altrui, il termine periferia diviene quindi il paradigma di una condizione paradossale, incentrata sulle criticità dell’esistenza di confine e sull’intrinseco richiamo di morte.
Nata negli obitori messicani, la ricerca dell’artista, forte della sua formazione come patologo forense, mostra le tracce materiali di efferati crimini di frontiera, trasformatesi nelle reliquie di un mondo che ha allontanato la morte, anestetizzandone il trauma in una quotidiana strumentalizzazione mediatica.
Laddove anche il concetto di verità è al centro di dinamiche di potere e confini geopolitici, la luttuosa realtà del Messico, consolidata da narcotraffico e criminalità organizzata, da femminicidi, desaparecidos e cadaveri ignoti, invita la nostra remissiva indignazione a una collettiva apologia dell’assuefazione e dell’impassibilità della “società dello spettacolo” dinanzi ad atrocità di ogni genere.
LA MOSTRA DI TERESA MARGOLLES AL MATTATOIO
Uno spaccato sociale rappresentato al Mattatoio di Roma, quale parte del progetto curatoriale Dispositivi Sensibili, e articolato all’interno e all’esterno del luogo espositivo in una serie di azioni e documentazioni sviluppate anche sulla scena urbana. Varcando la soglia museale, nel Padiglione 9 B, la drammatica e sospesa atmosfera scarlatta rende immersiva l’installazione ambientale, alludendo a “un corpo trafitto, ferito, accoltellato, attraversabile” dagli astanti.
Un ideale e labile confine tra vita e morte, tra l’essere dentro e fuori la Periferia dell’agonia, qui concettualmente connaturato all’assunto di Davanti al dolore degli altri di Susan Sontag: “Non si dovrebbe mai dare un noi per scontato quando si tratta di guardare il dolore degli altri”.
La “realtà partecipata” di questo percorso rivela un serrato e impietoso dialogo con l’orrore, palesando la degenerazione della cronaca nera in freddo voyeurismo. Ed è proprio per questo che Teresa Margolles sottrae al nostro sguardo ogni macabro particolare di morte, schermandone il crudo realismo e contemplandola, in maniera più strisciante e spiazzante, attraverso il suo potere evocativo.
MARGOLLES FACCIA A FACCIA CON IL PRESENTE
Nell’enfasi cognitiva e sensoriale di questa mostra si innesca una giusta inquietudine, un senso di fragilità e impotenza, anche alla luce di quanto sta accadendo in Ucraina. Periferia dell’agonia scuote le nostre intorpidite coscienze, esortandole a non essere mere spettatrici dei drammi del nostro tempo ma a darne testimonianza anche ai posteri: perché, come scritto da Susan Sontag, “ricordare è un atto etico”.
– Rossella Della Vecchia
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