A Roma mostra colossale sulla videoarte italiana

Trecento opere e più di cento artisti sono gli “ingredienti” della mega mostra sulla videoarte italiana allestita al Palazzo delle Esposizioni e alla Galleria d’Arte Moderna di Roma

Esplorazione audiovisiva, interazione, variatio di formati e supporti. Oltre 300 opere, oltre 100 artisti. Il Palazzo delle Esposizioni e la Galleria d’Arte Moderna di Roma (di Via Crispi) presentano la mostra Il video rende felici. Videoarte in Italia, a cura di Valentina Valentini.
A partire dalla prima grande sala del Palazzo, si può cominciare il percorso da destra o da sinistra, nel solco di quella libertà disorientante dell’arte nata dai primi happening di Kaprow. Si va dal 1963 al 2020, ma non c’è un andamento cronologico.
Quasi ogni opera è accompagnata dai suoi bozzetti preparatori. Stanze buie ad alto coinvolgimento immersivo si alternano ad altre illuminate, nella resa di un ciclo circadiano ai confini della videoarte che non dorme mai; come ben testimonia l’installazione No More Sleep No More del 2016 di Danilo Correale: il fruitore, sdraiato su una chaise-longue di fronte a immagini astratte, è invitato ad ascoltare in cuffia un dibattito sull’importanza del sonno e della veglia in epoca post-moderna. E se per il regista Hollis Frampton il cinema aveva già come sua musa l’insonnia, il video è andato oltre, lungo il sentiero tracciato dalla Teoria del cinema espanso di Gene Youngblood.

LA MOSTRA SULLA VIDEOARTE A ROMA

Si va dal lirismo dell’installazione percorribile di Marinella Pirelli, Film ambiente, 1968-69/2004, alle recenti ricerche sull’Impressionismo di Quayola. Poi subentra la sfida del confronto con l’alterità tecnologica. È il caso dei due proiettori che si riprendono a vicenda in Western Round Table, 2007, di Rosa Barba o del curioso granchio elettronico di Donato Piccolo, videoscultura mobile tenuta al guinzaglio da un cavo. Evoluzione software dell’aragosta da compagnia del folle poeta Gérard de Nerval.  Seguono opere ancor più interattive: a fatica ci si misura con il boato dell’installazione site specific di Daniele Puppi. Mentre Coro, 1995, di Studio Azzurro, uno dei primi esempi di ambiente sensibile, stuzzica il pubblico tra ribrezzo e seduzione. Alcuni corpi inermi proiettati su un tappeto, se calpestati, si muovono emettendo lamenti e sospiri indicibili: una sala VM 14.
Alla GAM, infine, oltre ai lavori di artisti come Fabio Mauri, Bill Viola e Fabrizio Plessi, la catalogazione dei festival video italiani dagli Anni Ottanta e una selezione di opere provenienti dai centri di produzione che hanno contribuito a realizzare significative opere di videoarte in Italia.

Francesca de Paolis

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Francesca de Paolis

Francesca de Paolis

Francesca de Paolis si è laureata in Filologia Moderna con indirizzo artistico all'Università La Sapienza di Roma proseguendo con un Corso di Formazione Avanzata sulla Curatela Museale e l'Organizzazione di Eventi presso l'Istituto Europeo di Design (IED). Ha insegnato Storia…

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