Palazzo Diedo, il nuovo centro d’arte di Venezia. Intervista al curatore Mario Codognato
Nato dalla volontà del collezionista e filantropo Nicolas Berggruen, il nuovo centro d’arte contemporanea a Palazzo Diedo sarà votato a residenze ed esposizioni. Ce ne parla in questa intervista il curatore Mario Codognato
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Non solo luogo espositivo, ma luogo di produzione artistica, in linea con la secolare storia della città e in linea su cosa Venezia dovrebbe essere se vuol davvero salvarsi nei prossimi decenni. È un recupero e anche una evoluzione del concetto di spazio artistico il neonato progetto – a dire il vero ancora in fieri – che verrà presentato in occasione della prossima Biennale Arte di Venezia: si tratta di Palazzo Diedo, edificio settecentesco situato nel sestiere di Cannaregio e recentemente acquistato da Nicolas Berggruen (Parigi, 1961), filantropo, intellettuale e fondatore del Museum Berggruen a Berlino e del 21st Century Council for the Future of Europe, oltre a essere l’ideatore e il presidente del gruppo Berggruen Institute, think tank indipendente e non profit, “attivo sui temi delle politiche internazionali e delle sfide globali del XXI secolo”. Dopo aver acquistato la Casa dei Tre Oci sull’isola della Giudecca, Berggruen “torna” così a Venezia per realizzare un grande progetto focalizzato sulle residenze d’artista che vede, come primo protagonista, Sterling Ruby. A parlarci della nuova destinazione di Palazzo Diedo è Mario Codognato, in passato capo curatore al Madre di Napoli e direttore della Anish Kapoor Foundation a Venezia, alla guida del progetto proprio nel ruolo di curatore.
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Palazzo Diedo, home to Berggruen Arts & Culture. Located in Venice, Italy’s Cannaregio neighborhood, rio della Maddalena. Ph. ©Alessandra Chemollo, courtesy of Berggruen Arts & Culture
Come nasce l’idea di fare di Palazzo Diedo una sede deputata all’arte contemporanea?
Il progetto nasce per volontà di Nicolas Berggruen, grande collezionista d’arte, filantropo e presidente del Berggruen Institute, istituto che si occupa di problemi umanitari, figlio del mercante d’arte Heinz Berggruen e donatore del museo che porta il suo stesso nome a Berlino. L’anno scorso Berggruen ha acquistato la Casa dei Tre Oci per farne la terza sede del suo istituto, dopo Los Angeles e Pechino, e da lì gli è venuta l’idea di trovare uno spazio esplicitamente dedicato alle esposizioni d’arte.
È stato lei a consigliare a Berggruen di acquistare Palazzo Diedo.
Io e Berggruen ci conosciamo da molti anni, e mi ha chiesto di aiutarlo nella ricerca di una sede adatta per realizzare questo progetto.
Come mai la scelta è ricaduta proprio su questo edificio?
È un palazzo straordinario, lo conoscevo perché fino agli anni Settanta ospitava una scuola elementare. È un palazzo monumentale, con soffitti alti sei metri, cosa molto rara a Venezia. Si presta quindi per l’esposizione artistica. Quando ho saputo che era in vendita, ho consigliato a Berggruen di valutarne l’acquisto.
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Ceiling of Palazzo Diedo’s front side room of the piano nobile with eighteenth-Century frescoes with large allegorical figures, surrounded by cherubs and cupids Imeneo con divinità dell’Olimpo by Costantino Cedini, 1795. Ph. ©Alessandra Chemollo, courtesy of Berggruen Arts & Culture
Questo spazio sarà prevalentemente dedicato alle residenze artistiche. Perché avete scelto questa peculiare destinazione d’uso?
Questo è un aspetto al quale Nicolas tiene molto: Venezia è una delle città d’arte contemporanea più importanti al mondo, ci sono molte fondazioni, tutte dedicate all’esposizione dell’arte, e non alla produzione, nonostante Venezia sia sempre stata una città che vanta una produzione di alto livello. Da questa idea nasce il progetto delle residenze d’artista, a lungo termine: gli artisti trascorrono un lungo periodo in città, hanno l’opportunità di produrre le opere e poi di esporre quello che hanno realizzato durante la loro permanenza.
Il primo artista in residenza è Sterling Ruby. In cosa consiste il suo progetto?
Il palazzo è in fase di restauro, ci vorrà qualche anno prima che possa essere aperto al pubblico a pieno regime. Nel frattempo, ci siamo chiesti che tipo di attività organizzare per farlo conoscere al mondo, quindi abbiamo pensato di commissionare a Sterling Ruby, artista molto vicino a Nicolas, un intervento pensato per la facciata del palazzo durante la Biennale. A questo succederanno altri interventi che coinvolgeranno altre sezioni del palazzo senza interferire con i lavori di restauro.
Oltre alle residenze d’artista, pensate di dare vita ad altri progetti?
Quando i restauri saranno terminati, speriamo entro la Biennale del 2024, saremo pronti a ideare anche un programma espositivo…
– Desirée Maida
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