Alex Katz e i Pittori moderni della realtà: due mostre da vedere a Rovereto
Due grandi approfondimenti occupano l’ultimo piano del Mart di Rovereto: uno è dedicato al genio (tardivamente riconosciuto) del pittore figurativo americano per eccellenza, l’altro a una parentesi italiana filo-caravaggesca tra gli Anni Quaranta e Cinquanta del Novecento
![Alex Katz e i Pittori moderni della realtà: due mostre da vedere a Rovereto](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2022/05/Alex-Katz.-La-vita-dolce.-Exhibition-view-at-MART-Rovereto-2022-_4-1024x683.jpg)
Un’estate per scoprire l’arte meno nota: è questo lo spirito con cui ci deve avvicinare alle due esposizioni in corso al Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Rovereto. Quella proposta è vera e propria riscoperta del Novecento e della contemporaneità: l’ingresso bifronte e bicromatico divide lo spazio in due vani, uno bianchissimo e luminoso, l’altro tenebroso. Solare nella forma e nella sostanza, e tutta volta al futuro, è la personale dedicata ad Alex Katz ‒ la più grande mai dedicatagli in Italia ‒, mentre è densa e a tratti controversa la mostra dei Pittori moderni della realtà, primi caravaggeschi del Novecento e grandi apprezzatori del passato.
![Alex Katz, Kirsten in chair, 2006. Collezione privata, Modena](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2022/05/Alex-Katz-Kirsten-in-chair-2006.-Collezione-privata-Modena.jpg)
Alex Katz, Kirsten in chair, 2006. Collezione privata, Modena
ALEX KATZ IN MOSTRA AL MART
“Una eterna primavera”, l’ha definita il presidente del Mart Vittorio Sgarbi: in effetti quella di Alex Katz (New York, 1927) ‒ tra i maggiori artisti americani viventi ‒ è una parentesi gioiosa e pacifica in un Novecento che conosciamo come difficile e densissimo. La Vita Dolce ‒ realizzata sulla scia delle esperienze pionieristiche italiane ed europee di Emilio Mazzoli, Monica De Cardenas e Alberto Fiz tra gli Anni Novanta e Duemila ‒ porta al centro della scena un artista che, nonostante il grandissimo successo guadagnato negli States e il fatto che lavorasse con profitto da decenni, ha avuto poco successo nel Belpaese. Le quaranta opere in mostra, prodotte tra la fine degli Anni Ottanta e gli Anni Dieci del Duemila, rappresentano tutto lo spettro del suo lavoro, dai piccoli quadretti alle grandi tele, articolato nei soli due generi del ritratto e del paesaggio. Passando con naturalezza da atmosfere festive a grandi spazi silenziosi ‒ “pochissimi come lui sanno riprodurre in arte il silenzio”, dice il curatore della mostra Denis Isaia indicando South Light ‒, Katz omaggia le cose semplici e belle della vita: il suo Maine, la moglie Ada, i colleghi e la famiglia, lo stupore della natura e la gioia della sua scoperta. Caratterizzato da una stupefacente capacità di colorista, ricorda il curatore, Katz dipinge le sue “epopee” naturali e familiari con pennellate piene e rapide ‒ al punto da concludere in appena dieci ore delle tele immense ‒, trovando una perfetta ambientazione negli spazi pieni di luce e incastonati nelle montagne del Mart. Le grandi campiture di colore e la dispersione del tratto a distanza ravvicinata che appaiono in opere come Woods o Song ricordano le sue origini coeve all’Espressionismo astratto di Pollock e alla pittura di puro colore di Rothko, mentre le figure femminili empatiche e fresche come Susanne o Anne Lyon sono state interpretate in passato come un legame con il pop: un paragone che non ha senso fare, dice Isaia, dato che la componente pittorica dell’opera di Katz è talmente importante da distanziarlo con forza dall’universo pop. Difficile da inquadrare, e ancora di più da dimenticare, l’opera del novantaquattrenne Katz è in un momento di riscoperta globale: tra il 2022 e il 2023 lo aspettano grandi monografie al Guggenheim di New York (dal 16 agosto), alla Fondazione Thyssen-Bornemisza di Madrid (dall’11 giugno) e all’Albertina di Vienna. Dopotutto, il suo lavoro è perfettamente in linea con un più ampio spostamento generazionale di prospettiva valoriale, volta ora a una vita “naturale” e anti-eroica.
![Alex Katz, Dark brown hat, 2002. Collezione Ferrari Galassi](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2022/05/Alex-Katz-Dark-brown-hat-2002.-Collezione-Ferrari-Galassi-768x454.jpg)
![Alex Katz, After hours, 1993. Collezione Mastrotto](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2022/05/Alex-Katz-After-hours-1993.-Collezione-Mastrotto-768x238.jpg)
![Alex Katz, Anne Lyon, 1994. Collezione privata, Svizzera](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2022/05/Alex-Katz-Anne-Lyon-1994.-Collezione-privata-Svizzera-768x1049.jpg)
![Alex Katz, Emma, 2015. Collezione privata, Svizzera](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2022/05/Alex-Katz-Emma-2015.-Collezione-privata-Svizzera-768x322.jpg)
![Alex Katz, Grey Bow, 1989. Collezione privata, Modena. Courtesy Alex Katz Studio](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2022/05/Alex-Katz-Grey-Bow-1989.-Collezione-privata-Modena.-Courtesy-Alex-Katz-Studio-768x234.jpg)
![Alex Katz, Kirsten in chair, 2006. Collezione privata, Modena](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2022/05/Alex-Katz-Kirsten-in-chair-2006.-Collezione-privata-Modena-768x577.jpg)
![Alex Katz, Libby, 1991. MART, Deposito collezione privata](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2022/05/Alex-Katz-Libby-1991.-MART-Deposito-collezione-privata-768x777.jpg)
![Alex Katz, Orange sunset 1, 2004. Collezione privata, Modena](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2022/05/Alex-Katz-Orange-sunset-1-2004.-Collezione-privata-Modena-768x312.jpg)
![Alex Katz, Rebecca, 1999. Collezione Ferrari Galassi](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2022/05/Alex-Katz-Rebecca-1999.-Collezione-Ferrari-Galassi-768x641.jpg)
![Alex Katz, Song, 2003. Collezione privata, Modena. Courtesy Alex Katz Studio](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2022/05/Alex-Katz-Song-2003.-Collezione-privata-Modena.-Courtesy-Alex-Katz-Studio-768x336.jpg)
![Alex Katz, Woods, 2004. Collezione privata, Modena. Courtesy Alex Katz Studio](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2022/05/Alex-Katz-Woods-2004.-Collezione-privata-Modena.-Courtesy-Alex-Katz-Studio-768x407.jpg)
![Alex Katz, Yellow house, 2001. Collezione privata](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2022/05/Alex-Katz-Yellow-house-2001.-Collezione-privata-768x920.jpg)
![Alex Katz, Yvonne, 2015. Collezione privata](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2022/05/Alex-Katz-Yvonne-2015.-Collezione-privata-768x328.jpg)
![Alex Katz. La vita dolce. Exhibition view at MART, Rovereto 2022](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2022/05/Alex-Katz.-La-vita-dolce.-Exhibition-view-at-MART-Rovereto-2022-_1-768x512.jpg)
![Alex Katz. La vita dolce. Exhibition view at MART, Rovereto 2022](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2022/05/Alex-Katz.-La-vita-dolce.-Exhibition-view-at-MART-Rovereto-2022-_2-768x512.jpg)
![Alex Katz. La vita dolce. Exhibition view at MART, Rovereto 2022](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2022/05/Alex-Katz.-La-vita-dolce.-Exhibition-view-at-MART-Rovereto-2022-_3-768x512.jpg)
![Alex Katz. La vita dolce. Exhibition view at MART, Rovereto 2022](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2022/05/Alex-Katz.-La-vita-dolce.-Exhibition-view-at-MART-Rovereto-2022-_4-768x512.jpg)
![Alfredo Serri, I libri, 1944. Museo Civico Pier Alessandro Garda, Ivrea](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2022/05/Alfredo-Serri-I-libri-1944.-Museo-Civico-Pier-Alessandro-Garda-Ivrea-768x622.jpg)
![Antonio Bueno, Nudo con fiori, 1947. Collezione eredi Antonio Bueno, Fiesole](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2022/05/Antonio-Bueno-Nudo-con-fiori-1947.-Collezione-eredi-Antonio-Bueno-Fiesole-768x482.jpg)
![Antonio e Xavier Bueno, La carrozza (Passeggiata alle cascine), 1942. Collezione privata](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2022/05/Antonio-e-Xavier-Bueno-La-carrozza-Passeggiata-alle-cascine-1942.-Collezione-privata-768x518.jpg)
![Carlo Guarienti, Il guerriero, 1947 49. Collezione Franca Bournique](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2022/05/Carlo-Guarienti-Il-guerriero-1947-49.-Collezione-Franca-Bournique-768x1021.jpg)
![Giovanni Acci, Ritratto del padre, 1947. Collezione Paolo Acci](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2022/05/Giovanni-Acci-Ritratto-del-padre-1947.-Collezione-Paolo-Acci-768x877.jpg)
![Gregorio Sciltian, Natura morta (Omaggio a Roberto Longhi), (1940). Fondazione di Studi di Storia dell'Arte Roberto Longhi, Firenze](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2022/05/Gregorio-Sciltian-Natura-morta-Omaggio-a-Roberto-Longhi-1940.-Fondazione-di-Studi-di-Storia-dellArte-Roberto-Longhi-Firenze-768x614.jpg)
![Pietro Annigoni, Sermone della Montagna, 1938 53. Collegio Ghislieri, Pavia](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2022/05/Pietro-Annigoni-Sermone-della-Montagna-1938-53.-Collegio-Ghislieri-Pavia-768x563.jpg)
![Xavier Bueno, Alla Metafisica. Natura morta metafisica, 1944. Museo Civico Pier Alessandro Garda, Ivrea](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2022/05/Xavier-Bueno-Alla-Metafisica.-Natura-morta-metafisica-1944.-Museo-Civico-Pier-Alessandro-Garda-Ivrea-768x579.jpg)
LA FORZA DEL VERO: I PITTORI MODERNI DELLA REALTÀ A ROVERETO
Chi ha detto che il secondo dopoguerra pittorico debba essere votato al modernismo? La breve ma intensissima esperienza degli autoproclamati “Pittori moderni della realtà”, sbocciata nel biennio 1947-49, vede un raccolto gruppo di pittori assumere su di sé l’eredità dei Valori Plastici e del Realismo Magico in difesa della “grande tradizione pittorica”.
I quattro cavalieri della difesa del reale ‒ che moltissimo devono alla precoce riscoperta di Caravaggio ‒sono Gregorio Sciltian, di origine armena ma di nazionalità sovietica, l’italiano Pietro Annigoni e i fratelli spagnoli Antonio e Xavier Bueno (cui si aggiungono poi anche Giovanni Acci, Carlo Guarienti e Alfredo Serri). In sole cinque mostre, lavorando perlopiù intorno a Firenze, i Pittori moderni sviluppano una visione di impressionante modernità.
Con opere magistrali come Bacco all’osteria di Sciltian e La carrozza dei fratelli Bueno, i “moderni” sono molto apprezzati dal pubblico e dai collezionisti, ricorda la curatrice Daniela Ferrari, nonché da artisti come Giorgio de Chirico, che contribuisce alla solidità della proposta tecnica e “morale” del gruppo. D’altra parte ottengono anche pessime opinioni di critica, con accuse di passatismo e vuoto virtuosismo: sfugge il loro messaggio programmatico, rivolto a una rinascita della pittura attraverso il richiamo costante a riferimenti classici e la ricerca di virtù artistiche dalle connotazioni spirituali assolute. La pittura dei quattro protagonisti del movimento, che vuole catturare la realtà senza escamotage, fugge così dalle avanguardie e dall’astrattismo come da espressioni di decadenza. Questa marcata spinta polemica finisce per attirare ancora più critiche di radicalità e di uno scollamento dalla realtà postbellica: il gruppo si scioglie, lasciandoci in eredità un cospicuo novero di opere di una modernità sconcertante.
‒ Giulia Giaume
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