Tensioni e metamorfosi spaziali. La mostra di Elisabeth Sonneck a Roma
Le composizioni di carta di Elisabeth Sonneck entrano in dialogo con gli ambienti di Spazio In Situ a Roma, senza snaturarli ma ribaltandone la visione e l’esperienza
Elisabeth Sonneck (Bünde, 1962) interviene nello spazio in maniera del tutto autonoma e con determinazione. Elementi in situ, come tubi esistenti, crepe e sporgenze, vengono coinvolti nel processo creativo, dal quale nascono installazioni temporanee e site specific realizzate con lunghi rotoli di carta dipinti. Questi ultimi si adattano a innumerevoli composizioni, passando dal rigido stato cilindrico ad ampie e ariose volumetrie.
LA MOSTRA DI ELISABETH SONNECK A ROMA
Tra labili equilibri e cangianti sfumature di colore, Spazio In Situ si trasforma, diventando non solo contenitore della mostra, ma vero e proprio contenuto. Un’armonia totalizzante lo avvolge: una parete, una colonna e una finestra interagiscono con l’opera e la pittura, diventandone parte integrante. “Con i lavori di Elisabeth la metafora della tavolozza diventa reale, e le metafore musicali diventano significative”, scrive Giuseppe Di Salvatore nel suo testo critico. “I suoi rulli diventano allora partiture, la sua meticolosa scelta dei colori richiama l’analisi dei sonagrammi di Èmile Leipp”. Ecco allora che il pubblico si muove nello spazio, in un insolito passo a due con le opere, seguendo i toni – ora alti, ora bassi ‒ delle sue leggere installazioni.
‒ Valentina Muzi
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