A Lugano la mostra su Marcel Broodthaers, che trasformò la poesia in arte
È un’occasione preziosa quella offerta dal MASI Lugano di vedere un’interessante quanto rara mostra sulle Poesie industriali di Marcel Broodthaers (Saint Gilles, 1924 – Colonia, 1976), organizzata in collaborazione col WIELS di Bruxelles, e curata da Dirk Snauwaert e Charlotte Friling. Con l’occasione è stato stampato dalle edizioni Casagrande di Lugano il volume Lettere aperte […]
È un’occasione preziosa quella offerta dal MASI Lugano di vedere un’interessante quanto rara mostra sulle Poesie industriali di Marcel Broodthaers (Saint Gilles, 1924 – Colonia, 1976), organizzata in collaborazione col WIELS di Bruxelles, e curata da Dirk Snauwaert e Charlotte Friling. Con l’occasione è stato stampato dalle edizioni Casagrande di Lugano il volume Lettere aperte e conversazioni, a cura di Francesca Benini, in collaborazione con gli eredi Maria Gilissen Broodthaers, Marie-Puck Broodthaers e Succession Marcel Broodthaers. Si tratta di un’opera con gli scritti di uno dei più intelligenti e particolari artisti del mondo concettuale.
L’ARTE SECONDO MARCEL BROODTHAERS
Intellettuale di grande cultura, lettore insaziabile, giunge all’arte solo a metà degli Anni Sessanta, ormai quarantenne “con occhio d’artista, mente da poeta e sguardo da sociologo”. Con una spiegazione a dire poco provocatoria nei confronti del sistema che lo stava per accogliere, lui stesso ricordava: “Anch’io mi sono chiesto se non potevo vendere qualcosa e avere successo nella vita. È già da diverso tempo che non combino niente. Ormai ho quarant’anni… Alla fine mi è venuta in mente l’idea di inventare qualche cosa d’insincero e mi sono messo subito al lavoro. Dopo tre mesi ho mostrato la mia produzione a Ph. Édouard Toussaint, il proprietario della galleria Saint-Laurent. ‘Ma questa è arte’, ha detto, ‘e la esporrò ben volentieri’. ‘D’accordo’, gli ho risposto. ‘Se vendo qualche cosa, prenderà il 30%’. Queste sono, così sembra, le normali condizioni; alcune gallerie prendono il 75%. Di cosa si tratta? In realtà di oggetti”.
BROODTHAERS DALLA POESIA ALL’ARTE
Una vera e propria conversione, un’azione geniale attraverso la quale Broodthaers trasforma il suo insuccesso poetico in successo artistico. In fondo non si è trattato che di una trasposizione linguistica. Anche se la scrittura è presente in tutto il suo percorso, come ci è dato capire anche da questa mostra. La sua è stata soprattutto un’indagine sul linguaggio in un momento particolare della storia del mondo occidentale. Le placche in mostra sono state create in circa quattro anni dal 1968 al 1972, sono esperimenti che si prendono gioco della società, di chi guarda, ma anche di coloro che non hanno il coraggio di guardare. Divertissement sulla storia dell’arte, sull’alfabeto, sull’interpunzione.
LA MOSTRA SU BROODTHAERS A LUGANO
Punto di riferimento obbligato è il suo conterraneo René Magritte, ma non mancano i riferimenti alla dimensione ludica duchampiana, alla quale Broodthaers fa riferimento. A cambiare è il momento storico, politico e dunque il senso dell’operazione. Le frasi proposte non sono di senso compiuto, non si tratta di dichiarazioni, niente a che fare con cartelli di indicazioni. L’informazione vera e propria è assente, è presente qualcosa che si può leggere fra le righe. In mostra, oltre ai 72 cartelli, ci sono disegni preparatori, schizzi, tre film e una curiosa quanto impossibile Intervista al gatto.
‒ Angela Madesani
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