Razionalità e disordine nella mostra di Esther Stocker a Milano
È possibile comprendere la logica sottesa all’ordine del mondo? Se lo chiede Esther Stocker nella mostra allestita alla galleria 10 A.M. ART di Milano
“Ciò che è razionale è reale; e ciò che è reale è razionale”
Friedrich Hegel
È uno spazio immersivo e tridimensionale fatto di elementi geometrici essenziali quello creato da Esther Stocker (Silandro, 1974) alla galleria 10 A.M. ART per la sua mostra a Milano intitolata Ritorno alla razionalità: un lavoro site specific in cui forme elementari ‒ segmenti, quadrati, rettangoli ‒ costruiscono nello spazio pattern percettivi secondo precise logiche di relazione, ripetizione e alternanza che riflettono altrettanti movimenti del pensiero. È un po’ come se oltre le vetrate della galleria l’artista ci desse modo di attraversare – e di vedere e quindi comprendere ‒ i recessi della nostra mente, facendoci muovere attraverso le dinamiche che strutturano la nostra comprensione: una comprensione razionale che misura, compara, corregge e cerca di interpretare la realtà come un sistema di cui decodificare il senso.
Il lavoro della Stocker si pone e pone alla contemporaneità simultanea e ipertecnologica la stessa domanda che è da sempre al centro del pensiero occidentale: è possibile indagare e comprendere la logica che sottende all’ordine del mondo?
LA MOSTRA DI ESTHER STOCKER A MILANO
In questo senso il lavoro della Stocker s’inserisce a pieno titolo nel solco dell’indagine del rapporto tra visione e realtà che è alla base degli studi sulla percezione e della psicologia della Gestalt e da lì fa un passo oltre immettendo in quello che sembra un dialogo perfetto e logico tra linee, punti e forme l’elemento disorganizzato, l’illogico, l’irrazionale umano che scompone e libera.
Dice l’artista: “Mi piace il lato scientifico del genere umano, la ricerca analitica, ma credo davvero che non possiamo controllare tutto. Sono anche molto interessata all’astrazione, all’esperienza umana. Cerco di combinare questi diversi modi di pensare per mostrare i limiti dei sistemi perfetti che creiamo. Sono convinta che dobbiamo sfuggire a quei sistemi severi per sviluppare le parti essenziali delle nostre individualità”.
I sistemi di Stocker sono apparentemente perfetti ma a ben guardare si organizzano e sviluppano includendo geometrie incomplete, interruzioni logiche, deviazioni: ecco allora che nel rigore del pensiero matematico, nella logica della scienza, l’arte è quella tutta umana di contenere la bellezza dell’imperfezione, rivelando il dis-funzionamento come parte inscindibile del tutto, l’eccezione senza cui non esiste regola. Ed è in questa coesistenza tra ordine e disordine, tra razionalità e creatività, che si delinea la geometria dell’esistenza come opera aperta e la complessità dell’esperienza e della bellezza come imprevedibile armonia.
LO SPAZIO SECONDO STOCKER
Complessi, geometrici eppure liberamente creativi, gli spazi della Stocker funzionano come visioni di universo: spazi liberatori e fluttuanti da attraversare come galassie che ci trasportano in un’altra dimensione, quella dell’infinita libertà che sottende alla logica e al pensiero. Completano la mostra alcuni lavori su tela e su carta esposti al piano inferiore: sculture in cui la superficie razionale della griglia matematica si accartoccia come fossero steroidi galleggianti nello spazio bianco e due tele bicrome, che giocano con la nostra capacità di percepire diversamente forma e profondità negli opposti pattern del bianco e del nero. Due piccole visioni dello spazio in bianco e nero, che si espande o che ci inghiotte, che sono altrettante porte attraverso cui entrare nell’universo interiore della percezione.
‒ Emilia Jacobacci
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