Spellbound: a Napoli Salvador Dalí incontra Alfred Hitchcock
La mostra allestita nella Basilica di Pietrasanta ruota attorno all’opera creata dal maestro surrealista per la pellicola del ’46, con oltre cento opere originali di Dalì
Un colossale dipinto per rendere immortale una pellicola ipnotica: è attorno all’opera Spellbound di Salvador Dalí, realizzata per l’omonimo capolavoro del 1946 di Alfred Hitchcock, che ruota la mostra Spellbound – Scenografia di un sogno tra le navate della Basilica della Pietrasanta a Napoli. Negli spazi del pregiato complesso, oggi LAPIS Museum, si snoda un percorso psicologico e intimo che porta lo spettatore tra i quattro temi del celebre film con Ingrid Bergman (in italiano Io ti salverò) la Paranoia, il Mondo Onirico, la Psicanalisi e il Recupero della Memoria.
LA MOSTRA SPELLBOUND A NAPOLI
Volendo mettere particolare enfasi sulla scena principale del film, cioè quella del sogno (raccontato in scena da Gregory Peck), il regista maestro della suspance aveva chiesto al pittore surrealista catalano un dipinto originale. Gli occhi vitrei realizzati da Dalí nel 1945 – dipinti su una tela di undici metri di lunghezza per cinque di altezza, divenuta una delle più celebri scenografie della storia del cinema – troneggiano ora sull’altare della basilica seicentesca, dove resteranno fino al 30 settembre 2022 insieme a una collezione di oltre cento opere originali: la mostra vanta infatti sculture in bronzo (orologi molli compresi), opere in vetro Daum, grafiche, libri illustrati, tarocchi daliniani, oggetti di design e arredi surrealisti tutti provenienti dal Dalì Universe, con alcuni pezzi mai esposti prima in Italia.
UNA MOSTRA DEDICATA ALLA PSICOANALISI
L’esposizione – che, con la curatela di Beniamino Levi e la direzione artistica di Roberto Pantè, riapre la stagione espositiva all’interno del centralissimo Complesso della Pietrasanta – punta a valorizzare un lato meno noto della produzione artistica di Dalí, seguendo le sfaccettature della sua produzione scenografica, scultorea e illustrativa, dalle veneri a cassetti agli elefanti con zampe di formiche. Seguendo il leitmotiv della psicoanalisi, sono così evidenziati i molti punti di contatto tra la sua produzione artistica e quella cinematografica di Hitchcock, creando una suggestione onirica che non smette di affascinare.
– Giulia Giaume
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