A Bolzano l’ultima mostra in coppia di Etel Adnan e Simone Fattal
La mostra allestita alla Fondazione Antonio Dalle Nogare restituisce il legame artistico e affettivo di Simone Fattal ed Etel Adnan, scomparsa nel 2021
Etel Adnan & Simone Fattal: Working Together è la prima doppia personale delle due artiste in Italia e l’ultimo progetto della curatela di Vincenzo de Bellis alla Fondazione Antonio Dalle Nogare a Bolzano (la cui direzione artistica passa ora ad Andrea Viliani).
Ospitata negli spazi della biblioteca, la mostra ha dovuto in corsa trovare la delicatezza necessaria a contemperare la morte di Etel Adnan (Beirut, 1925 ‒ Parigi, 2021), che è scomparsa nel 2021, e il dolore di chi resta, Simone Fattal (Damasco, 1942). Per dare vita così a un progetto che rende omaggio alle due pratiche artistiche, ma ancor di più alla relazione che ha legato Adnan e Fattal, compagne di vita dagli Anni Settanta.
La delicatezza, dicevamo. Perché è stata questa la stella polare che sembra abbia guidato l’ideazione di un dispositivo di mostra che si offre ora come uno scrigno di intimità e condivisione, in cui possono trovare spazio, insieme, opere, oggetti e visitatori, in una dimensione onnicomprensiva in cui il vivere insieme è parte integrante della pratica artistica.
ADNAN E FATTAL IN MOSTRA A BOLZANO
Facendo un passo indietro rispetto a una possibile quanto diffusa muscolarità curatoriale, alla Fondazione Antonio Dalle Nogare Vincenzo De Bellis ha voluto modulare invece un percorso in grado di restituire la calda e domestica cornice di senso delle vite e del lavoro di Etel Adnan e Simone Fattal. E per farlo la Fondazione ha aperto per la prima volta gli ambienti raccolti della sua biblioteca, trasformandoli in un living espanso dove le opere e gli oggetti coesistono con naturalezza, proprio come nelle case delle due artiste a Parigi o a Sausalito, in California.
Sono circa sessanta le opere in esposizione, divise in modo equilibrato tra i dipinti, gli arazzi, i leporelli e i disegni di Etel Adnan e le sculture e gli arazzi realizzati da Simone Fattal. Ai lavori si aggiungono, nelle nicchie della grande parete-libreria, gli oggetti personali, i fiori, la collezione privata delle due artiste di libri scritti o pubblicati dall’una e dall’altra, così come quelli di autori a loro vicini o di ispirazione, a corredo di un racconto di un’atmosfera, non solo di una ricerca artistica. Di una più profonda visione del vivere che ha trovato un precipitato artistico nelle opere di entrambe.
Nello spazio espositivo del Vault, invece, accanto alla biblioteca, due filmati aprono un focus ulteriore sul mondo delle due artiste. Autoportrait (1972/2012) di Simone Fattal è appunto un autoritratto cinematografico girato negli Anni Settanta ed editato poi nel 2012. In Motion (1980–89/2012) invece Etel Adnan ha montato lacerti di filmati in Super8 degli Anni Ottanta che raccontano i suoi viaggi, ma anche gli scenari urbani di New York e quelli amati del Monte Tamalpais in California, quel paesaggio, naturale e dell’anima, che ha influenzato e abitato in modo decisivo le sue opere.
LE OPERE DI ADNAN E FATTAL ALLA FONDAZIONE ANTONIO DALLE NOGARE
Disegnato e dipinto innumerevoli volte – sulle tele poggiate sulla scrivania dove pure scriveva, mai al cavalletto, con un colore steso piatto per mezzo di spatole –, il Monte Tamalpais è stato per Adnan un punto di riferimento costante, principio di individuazione e identità, idea di casa. “In questo universo senza fine”, ha scritto l’artista, “Tamalpais è un miracolo, il miracolo della materia stessa: qualcosa che possiamo scegliere, la piramide della nostra identità. Noi siamo, perché essa è stabile e sempre mutevole. La nostra identità è la serie dei divenire della montagna, la nostra pace è la sua ostinata esistenza”. (Etel Adnan, Viaggio al Monte Tamalpais, Multimedia Edizioni, Salerno 1993) La montagna è stata spazio e tempo, passato e profezia di futuro insieme, solida e mutevole, un luogo geografico che è diventato un concetto spirituale. E che risuona ora in modo compiuto ed evocativo negli ambienti della Fondazione Dalle Nogare, dove lo spazio naturale, con le colline e la proiezione verso i massicci delle Dolomiti, permea quello espositivo, in un giochi di rimandi e scambi tra interno e esterno, tra ciò che è rappresentato e ciò che è.
“In piedi, sul Monte Tamalpais, sono parte dei ritmi del mondo. Tutto sembra giusto così com’è. Sono in armonia con le stelle, nel bene e nel male. Io so. Io so. Io so”. (Etel Adnan)
– Cristina Masturzo
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