La nuova vita della discoteca Paradiso di Rimini: diventa centro d’arte e cultura

Seguendo la scia delle numerose conversioni delle sale da ballo, lo storico locale della collina Covignano diventerà un centro per l'arte e la cultura, rimodernando la struttura esistente con una grande terrazza panoramica

Il Paradiso, sì, ma dell’arte. La storica discoteca della collina di Covignano, a lungo simbolo della movida riminese, cambia volto. Acquistata all’asta nell’ottobre 2018 per 985mila euro dalla Filo srl – non male, considerata la prima base d’asta di tre milioni di euro – il Paradiso sarebbe dovuto inizialmente diventare un albergo con ristorante e centro benessere, ma il suo destino è cambiato nuovamente. I piani della compagnia, il cui progetto è stato ufficialmente depositato il 30 maggio 2022 al Comune, sono quelli di trasformarlo in un centro per l’arte e la cultura, che ospiterà mostre, eventi e conferenze. Simbolo della Riviera riminese in Italia e nel mondo, il Paradiso sarebbe così restituito alla città, in una veste innovativa e a impatto ecologico zero, ha detto al Resto del Carlino Gabriele Baschetti, commercialista socio dello Studio Skema e amministratore unico della Filo srl.

IL NUOVO FUTURO DELLA DISCOTECA PARADISO

L’investimento (milionario) prevede la costruzione di una nuova struttura a partire dall’edificio preesistente, che sarà recuperato, insieme al giardino, e a cui sarà aggiunta una grande terrazza panoramica verde sul tetto. Il progetto di riqualificazione è stato affidato allo studio di architettura riminese di Eduard Mijic – che ha fondato lo studio dopo le collaborazioni con il Renzo Piano BuildingWorkShop di Genova, Von Gerkan, Marg und Partner e Herzog Architekten – con affiancamento nella progettazione del Polistudio e dalla Società di ingegneria srl. Il progetto – che per ora non include attività commerciali – potrebbe certo cambiare durante il processo di valutazione e approvazione da parte del Comune di Rimini.

IL DESTINO DELLE DISCOTECHE

Anche il Paradiso si unisce così alle discoteche che, volenti o nolenti, hanno cambiato in parte o del tutto la propria attività. Su circa trecento locali in Emilia Romagna, centoventi dei quali sulla costa, il 30 per cento non riapriranno“, aveva detto lo scorso agosto sempre al Carlino Gianni Indino, presidente del Sindacato italiano locali da ballo dell’Emilia Romagna. In effetti a chiudere i battenti in regione sono stati diversi locali, alcuni dei quali famosi e famosissimi: ritroviamo ad esempio il Kinki di Bologna – una delle prime discoteche che a suo tempo discusse i limiti del binarismo di genere, che ha chiuso a febbraio 2022 ma “resterà aperta in altre forme”, dicono -; poi lo Chalet delle Rose di Pontecchio Marconi, demolito lo scorso gennaio per far posto a delle palazzine, e (in parte) la celeberrima Capannina. A fronte di un suo generale mantenimento e rimodernamento, infatti, una porzione costruita abusivamente era stata smantellata a novembre 2020 al termine di una lunga battaglia legale. Diversi anche gli esempi di spazi culturali gemmati dalle discoteche, chiuse o ancora funzionanti: uno è quello che ha visto la nascita dello spazio dedicato al design e al Made in Italy Filanda22 al posto della discoteca Ciak di Bologna nel 2015, un altro è l’apertura, dentro il Cocoricò di Riccione, del MUDI – MUseo Discocratico nel 2021.

– Giulia Giaume

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Giulia Giaume

Giulia Giaume

Amante della cultura in ogni sua forma, è divoratrice di libri, spettacoli, mostre e balletti. Laureata in Lettere Moderne, con una tesi sul Furioso, e in Scienze Storiche, indirizzo di Storia Contemporanea, ha frequentato l'VIII edizione del master di giornalismo…

Scopri di più