L’FBI ha sequestrato opere di Basquiat dall’Orlando Museum. La storia
Sono 25 le opere del maestro neoespressionista al centro di una spinosa questione di autenticità. Una volta finita la mostra in Florida, i dipinti avrebbero dovuto raggiungere l'Italia
L’FBI ha fatto irruzione in un museo d’arte della Florida e ha sequestrato 25 dipinti di Jean-Michel Basquiat (New York, 1960-1988) il 24 giugno: l’Art Crime Team del Bureau sta infatti indagando sull’autenticità delle opere ospitate all’Orlando Museum of Art. Come riportato dal New York Times, il museo e i proprietari dei lavori esposti nella mostra Heroes & Monsters: Jean-Michel Basquiat, in gran parte inediti prima della sua apertura a febbraio, avevano detto di averli recuperati da un magazzino a Los Angeles nel 2012. In risposta alle indagini (che per il momento non riguardano il museo ma la sola mostra) i proprietari dei dipinti e il direttore e Ad del museo, Aaron De Groft, hanno difeso l’autenticità delle opere, citando dichiarazioni di esperti del mondo dell’arte commissionate dagli stessi proprietari. Non è chiaro, nello stallo, se i dipinti lasceranno effettivamente il museo il 30 giugno per raggiungere l’Italia.
I SOSPETTI E IL SEQUESTRO DEI BASQUIAT
Stando agli organizzatori, le tele di varie dimensioni esposte a Orlando sarebbero state realizzate alla fine del 1982 su lastre di cartone dall’artista e writer neoespressionista, mentre lavorava e viveva a Los Angeles presso il celebre gallerista Larry Gagosian, che avrebbe poi venduto allo sceneggiatore televisivo Thad Mumford (ormai deceduto) per cinquemila dollari, che le avrebbe messe in un magazzino messo all’asta 30 anni dopo. All’apertura della mostra, lo scorso febbraio, erano stati sollevati dubbi sull’autenticità delle opere: oltre al fatto che lo stesso Gagosian ha detto che “trova lo scenario della storia altamente improbabile”, un designer che aveva lavorato per la FedEx aveva detto infatti di aver identificato su un pezzo di cartone – su cui Basquiat avrebbe dipinto – un carattere tipografico implementato dalla compagnia nel 1994, cioè sei anni dopo la sua morte. Il dato sarebbe presente anche sul mandato di perquisizione, che oltre a presentare l’ipotesi di due diversi reati (cospirazione e frode telematica) riporta le stesse informazioni forensi sul cartone. Ora gli agenti FBI stanno intervistando esperti nel mondo dell’arte e del design, concentrandosi sui proprietari proprietari – che avevano detto in passato di essere alla ricerca di acquirenti per le stesse opere – e sul direttore (che stando al New York Times avrebbe minacciato il personale che se avessero parlato con i media sarebbero stati licenziati). Se a supporto dei dubbi ci sarebbe anche il grande silenzio di critica davanti allo svelamento delle opere – inediti di un maestro indiscusso e amatissimo – e il rifiuto di Sotheby’s a confermare la veridicità delle opere, a supporto dell’autenticità spiccano i pareri di esperti come il grafologo forense James Blanco che ha analizzato la sigla JMB e la professoressa dell’Università del Maryland Jordana Moore Saggese.
Un verdetto potrebbe però non essere più possibile: il suo comitato di autenticazione si è sciolto nel 2012, e rischia di essere la parola dei collezionisti (nobilitati dall’esposizione e le cui opere potrebbero valere oltre cento milioni di dollari) contro i sospetti.
– Giulia Giaume
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