Nuovi modi di fare scultura. La mostra di Pietro Consagra a Roma
L’approccio frontale alla scultura da parte di Pietro Consagra è il fulcro della mostra allestita alla galleria Mucciaccia di Roma
Nel secondo dopoguerra, in Italia, un pioniere dell’arte astratta internazionale proponeva un rinnovamento del linguaggio statuario classico, lanciando l’idea della scultura frontale come dispositivo democratico, in dialogo con la fruizione. Si tratta di Pietro Consagra (Mazara del Vallo, 1920 ‒ Milano, 2005), cui la Galleria Mucciaccia di Roma dedica la mostra Scultura in relazione. Opere 1947-2004.
“La scultura comporta delle difficoltà per motivi anche banali come gli spostamenti. Consagra, riconosciuto tra Europa, Stati Uniti e Giappone era assente a Roma dalla retrospettiva fatta nel 1989 alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna”, spiega la curatrice Francesca Pola.
LA MOSTRA DI CONSAGRA A ROMA
La preziosa collaborazione con l’Archivio dell’artista ha permesso di riportare alla luce cinquantanove totem di taglio innovativo. Al monumento attorno al quale muoversi in contemplazione subentra la visione frontale, per Consagra più che uno stile: un orizzonte esistenziale; quel modus paritario di confronto tra opera e pubblico che è alla base dell’arte contemporanea. Uno dei Colloqui presenti, in legno e bronzo, fu alla Biennale di Venezia del ’60, quando l’artista vinse il gran premio per la scultura.
Ogni creazione di Consagra prende forma dall’origine della materia: marmo verde del Messico, nero del Belgio, rosso di Verona, onice del Pakistan, quarzo rosa, alabastro, granito, ferro, acciaio. Accanto alle sculture alcuni dipinti, tavolette in argilla bianca incise e tempere su tessuto concorrono a mappare le tappe dell’artista in un’elegante varietas.
‒ Francesca de Paolis
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