La religione vista da una donna. L’ultima mostra di Paula Rego a Venezia

Reinterpretano alcuni episodi della vita della Vergine Maria le opere riunite negli spazi veneziani della galleria Victoria Miro. A emergere è l’intelligente spirito provocatorio di Paula Rego, l’artista di origini portoghesi scomparsa pochi giorni fa

È una mostra postuma senza alcuna intenzionalità quella ospitata dalla sede lagunare di Victoria Miro, storica galleria d’oltremanica che ha perso uno dei pilastri della sua scuderia. Il focus espositivo su Paula Rego (Lisbona, 1935 – Londra, 2022), inaugurato lo scorso aprile, oggi amplifica il vuoto lasciato da un’artista capace di tenere fede alla sua poetica sino all’ultimo. E proprio la fede è il perno attorno a cui ruotano le opere che strappano alle grinfie di stereotipi ancorati nei secoli la figura di Maria – icona indiscussa, e più volte strumentalizzata, della cristianità. Incaricata nel 2002 da Jorge Sampaio, durante il suo mandato presidenziale in Portogallo, di realizzare un ciclo pittorico per la cappella del Palácio de Belém, Rego diede forma a Nossa Senhora, una rilettura della storia mariana dal punto di vista femminile.

Paula Rego, Agony in the Garden, 2002, pastel on paper on aluminium, 75x72 cm © Paula Rego. Courtesy the artist & Victoria Miro

Paula Rego, Agony in the Garden, 2002, pastel on paper on aluminium, 75×72 cm © Paula Rego. Courtesy the artist & Victoria Miro

LA MOSTRA DI PAULA REGO A VENEZIA

La mostra veneziana include anche altri lavori della serie e alcuni acquerelli legati a essa, mettendo in luce la centralità del corpo – in questo caso il corpo di donna – nella produzione di Rego. Un corpo cosciente e profondamente terragno, un corpo tangibile, fatto di pelle e carne e sforzo, un corpo vivo, umano.
Lo stesso con cui l’artista “veste” Maria, finalmente spogliata del suo carattere etereo, forsennatamente docile, e calata in un mondo nel quale il parto implica un dolore non censurato e il lutto strazia membra, posture, cliché. Anche in questo ciclo di opere lo sguardo di Rego è lucido, a tratti divertito, certamente complice ed empatico nei confronti di una donna – Maria – che riconquista un posto nell’attualità, rompendo le logiche cristallizzate della liturgia.

Paula Rego. 59. Biennale di Venezia, 2022 © Paula Rego. Courtesy the artist & Victoria Miro

Paula Rego. 59. Biennale di Venezia, 2022 © Paula Rego. Courtesy the artist & Victoria Miro

PAULA REGO E LA RELIGIONE CRISTIANA

L’iconografia mariana diventa uno strumento, nelle mani di Rego, per comporre un discorso universale, sì, ma concreto, radicato in un presente che è di tutti, al netto del credo di ognuno. La fede di Rego non è messa in discussione – lei stessa ammetteva di credere in Dio –, ma rifiuta la strada a senso unico, includendo nel discorso, in maniera autenticamente femminista, una delle attrici principali del racconto cristiano, restituendole la voce. Un’operazione arguta, sapientemente provocatoria, intelligentemente caustica, che amplifica la voragine disegnata dalla morte di Paula Rego.

Arianna Testino

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Arianna Testino

Arianna Testino

Nata a Genova nel 1983, Arianna Testino si è formata tra Bologna e Venezia, laureandosi al DAMS in Storia dell’arte medievale-moderna e specializzandosi allo IUAV in Progettazione e produzione delle arti visive. Dal 2015 a giugno 2023 ha lavorato nella…

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