A Brescia la mostra di Emilio Isgrò, l’artista della cancellatura
Diverse sedi della città di Brescia ospitano le opere di Emilio Isgrò, che si presenta non solo come artista visivo ma anche come drammaturgo e scrittore
Isgrò cancella Brixia: il titolo che comprende la composita rete di operazioni coordinate da Emilio Isgrò (Barcellona Pozzo di Gotto, 1937) in varie sedi della città di Brescia, la Brixia dei Romani, prende le mosse da quello che potremmo dire sia ormai il suo marchio di fabbrica, la cancellatura: da intendersi però non come negazione o disperdimento di memoria, ma, al contrario, come trasposizione e arricchimento di senso, come qualcosa che vela, che copre e quindi in qualche modo preserva e protegge.
Questa mostra diffusa, promossa dalla Fondazione Brescia Musei e dal Comune in collaborazione con l’Archivio Isgrò, a cura di Marco Bazzini, prosegue un dialogo con la città che l’artista siciliano, milanese di adozione, aveva avviato già nel 2020 con Incancellabile Vittoria, una grande opera pubblica eseguita nella sede della metropolitana presso la stazione ferroviaria.
LA MOSTRA DI EMILIO ISGRÒ A BRESCIA
Nel Museo di Santa Giulia L’armonium delle allodole impazzite (2022) ci presenta una sorta di ziggurat fatto di tastiere musicali sovrapposte, posizionato in mezzo al prato del chiostro. Dal soffitto del loggiato pendono delle gabbie con lo sportello spalancato, mentre in un angolo un leggio regge lo spartito, debitamente cancellato, della musica che risuona nell’ambiente, da un’aria tratta dalla Norma di Bellini, risolta in un canto di uccelli.
All’interno troviamo il rifacimento della statua classica di un discobolo, mutilato della mano che regge l’attrezzo, la quale giace per terra a poca distanza; il suo corpo presenta delle chiazze scure che, avvicinandoci, scopriamo essere formate da insetti stampigliati sul bianco della superficie che risulta così, in larga parte, “cancellata”. Sulle pareti sono poste invece tredici tele recanti illustrazioni e didascalie tratte da libri divulgativi riguardanti le vicende della polis greca, velate le prime e ricoperte le seconde con pennellate di vernice bianca: Brixia come Atene (2013-22).
LE CANCELLATURE DI ISGRÒ
Nella sede centrale del Capitolium una sorprendente installazione luminosa, Le api di Virgilio (2022), riprende il tema della capacità degli insetti di alterare le fattezze degli oggetti su cui si posano. La sala, completamente tappezzata di iscrizioni lapidee, diventa teatro di un evento insospettabile, guidato dal demone dell’analogia e dallo spirito della metamorfosi. Sfruttando le più aggiornate tecnologie digitali, Isgrò concentra qui le sue cancellature proprio sulle epigrafi: all’improvviso ecco infatti che le lettere capitali latine scompaiono sotto i consueti tratteggi neri. Questi però a un certo punto cominciano a vibrare, si animano, si scindono, prendono vita trasformandosi in aggregati di api che sciamano in un volo vorticoso, in un crescendo di agitazione e di rumore. Al culmine del loro girovagare e ronzare il meccanismo si inverte, le api si raggruppano in segmenti orizzontali e riappaiono le cancellature.
ISGRÒ SCRITTORE E DRAMMATURGO
Coronamento di tutte queste operazioni è la messa in scena di Didone Adonàis Dòmine, scritta nel 1983, nella cornice notturna del teatro romano, che vale a raccordare la produzione più strettamente “artistica” di Isgrò alla sua attività, meno conosciuta, di scrittore e di drammaturgo.
Sul palcoscenico, inerpicato sulle muraglie delimitanti i resti dell’antico teatro, sono di scena quattro attori, tra cui spicca la protagonista Sandra Toffolatti. Grazie alla collaborazione di un vasto staff di operatori e di tecnici, sotto la regia di Giorgio Sangati, Isgrò è riuscito nell’impresa di apprestare una summa di tutta la sua poetica, saldando diversi tempi e diversi registri e sfiorando il traguardo dell’opera d’arte totale. La scena, pietrosa e tutta verticale, è percorsa da proiezioni luminose che materializzano insetti formicolanti e innescano scie orizzontali di parole che avanzano cancellando letteralmente il buio: le frasi recitate hanno così un controcanto nelle lettere proiettate, i gesti degli attori un contro-movimento nelle sagome zampettanti degli insetti. Tra incroci di significati e sovrapposizioni di senso, è l’intero orizzonte creativo e intellettuale di Emilio Isgrò a essere qui percorso e illuminato.
‒ Alberto Mugnaini
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