È morto a 93 anni Claes Oldenburg, l’artista pop che ha monumentalizzato il quotidiano

L'artista pop americano di origine svedese noto per le sue sculture monumentali di oggetti di uso quotidiano, è morto nella sua casa e nel suo studio nella sezione Soho di Manhattan

É morto a 93 anni nella sua casa-studio di Soho, a Manhattan, Claes Oldenburg, l’artista pop americano di origine svedese noto per le sue sculture monumentali di oggetti di uso quotidiano. A darne notizia è Adriana Elgarresta, portavoce della galleria Pace di New York, che lo rappresentava insieme alla Paula Cooper Gallery, che ha a sua volta confermato la morte dell’artista.

CHI ERA CLAES OLDENBURG

Nato il 28 gennaio 1929 a Stoccolma, in Svezia, Oldenburg crebbe a Chicago per via del lavoro di diplomatico del padre e studiò letteratura e storia dell’arte a Yale dal 1946 al 1950. Tornato nel Midwest per studiare all’Art Institute di Chicago all’inizio degli anni ’50 con il pittore Paul Wieghardt – studente di Paul Klee – e lavorando per il City News Bureau di Chicago (per cui, tra le altre cose, realizzava fumetti).

Si introdusse nella scena artistica di New York alla fine degli anni Cinquanta – dopo essere diventato formalmente un cittadino americano – abbracciandone ben presto l’eversività ed espandendo i confini dell’arte con spettacoli che incorporavano oggetti comuni (come segnali stradali). Nel giro di un decennio, Oldenburg sarebbe diventato uno dei principali artisti del Pop, invadendo spazi artistici ancora dominati dall’astrazione con oggetti di consumo.

Claes Oldenburg, The Store, 1961

Claes Oldenburg, The Store, 1961

Dimostrò presto un approccio innovativo rivolto alla performance, e conoscendo artisti come Allan Kaprow, George Segal e Robert Whitman si fece coinvolgere negli Happening che sarebbero poi sfociati nella Performance art e teneva spettacoli settimanali nel suo studio, ribattezzato The Ray Gun Theatre. Per progetti come The Store, del 1961, in cui si mise a vendere da una vetrina dell’East Village degli assurdi facsimili di pezzi di torta e hamburger – ricoperti da gocce e trattini come da pratica espressionista astratta – si fece influenzare dall’arte Outsider del francese Jean Dubuffet e dal readymade di Marcel Duchamp, anche se Oldenburg realizzava ogni opera a mano per “creare oggetti di uso quotidiano che sfuggano alla definizione”.

Nel 1960, Oldenburg sposò l’artista Patty Mucha, che divenne la sua prima collaboratrice disegnando gli oggetti che avrebbe trasformato in opere e realizzando fisicamente le sue famose sculture “morbide” fatte prima di tela e poi di vinile, riempite di schiuma, come Floor Cake e Floor Burger, entrambe del 1962, poi installate al MoMA.

C. Oldenburg, Floor Cake

Claes Oldenburg, Floor Cake

LE SCULTURE GIGANTI DI CLAES OLDENBURG

Concentrandosi sempre più sulla scultura, iniziò ad ampliare la scala del suo lavoro, sempre partendo da disegni di grandissima precisione: coni gelato ed elettrodomestici diventavano via via più imponenti fino a toccare una scala gargantuesca, come nel caso dell’installazione Clothespin, una scultura che ritrae una molletta di metallo alta oltre 13 metri (e dal peso di 10 tonnellate) creata in occasione del bicentenario della Dichiarazione di Indipendenza Americana e posta a Filadelfia.

Pensando sempre più in grande, Oldenburg proponeva dei veri e propri monumenti ironici come Fan in Place of the Statue of Liberty, un Design for a Tunnel Entrance in the Form of a Nose e un paio di Scissors in Motion, per sostituire l’obelisco di Washington, e “monumenti colossali” come il gigantesco tubetto di rossetto in vinile montato su ruote di trattore Lipstick (Ascending) on Caterpillar Tracks, fatto rotolare nel campus di Yale durante le proteste contro la guerra del Vietnam e del movimento studentesco (oggi installato a Yale).

claes oldenburg e coosje van bruggen

Claes Oldenburg e Coosje van Bruggen con Spoonbridge and Cherry

Nonostante il successo delle sculture, non abbandonò mai la performance: nel 1985 – in collaborazione con la scrittrice e curatrice olandese, parte dello Stedelijk Museum di Amsterdam, Coosje van Bruggen (che sarebbe diventata la sua seconda moglie da lì a poco) e l’architetto Frank Gehry – mise in scena a Venezia un elaborato spettacolo di terra e acqua, The Course of the Knife, con una nave a forma di coltellino svizzero.

La prima collaborazione (di una lunga serie) tra Oldenburg e van Bruggen fu Trowel I, del 1976, un grande attrezzo da giardino installato sul terreno del Museo Kröller-Müller a Otterlo, nei Paesi Bassi. Sposatisi nel 1977, hanno lavorato insieme a oltre 40 progetti, tra cui Spoonbridge and Cherry (l’iconica posata con ciliegia lunga quindici metri) e Giant Binoculars, realizzati tra gli anni Ottanta e Novanta, e la scultura posta in piazza Cadorna a Milano Ago, filo e nodo (2000). Nel corso della sua lunghissima carriera, Claes Oldenburg ha ricevuto premi prestigiosi, dalla National Medal of Arts allo Wolf Prize, e decine di lauree honoris causa dalle università e accademie di tutto il mondo.

– Giulia Giaume

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Giulia Giaume

Giulia Giaume

Amante della cultura in ogni sua forma, è divoratrice di libri, spettacoli, mostre e balletti. Laureata in Lettere Moderne, con una tesi sul Furioso, e in Scienze Storiche, indirizzo di Storia Contemporanea, ha frequentato l'VIII edizione del master di giornalismo…

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