A La Spezia una mostra-performance nel bagno dell’artista
Nuovo appuntamento espositivo nella sede di FBI, la Fondazione Benassi Iacopo creata ironicamente dall’artista nel bagno del suo studio a La Spezia. Stavolta la parola va a Francesco De Grandi, autore di una mostra-happening dal retrogusto dantesco
Lo scorso anno Jacopo Benassi, insieme ad Antonio Grulli e altre personalità artistiche, ha provocatoriamente creato una fondazione nel bagno del suo studio.
Dopo la prima mostra con il lavoro dell’artista Andrea Renzini, questo giugno, oltre alla presentazione dell’intervento site specific di Francesco De Grandi (Palermo, 1968), si è svolta una performance. La mostra dal titolo BASTONE, a cura di Antonio Grulli, segue la direzione spontanea ‒ e non forzatamente autentica ‒ del progetto FBI, che propone un contenuto artistico senza cadenza specifica, senza una strategia di mercato o di comunicazione alle spalle; creare e presentare arte solo per il piacere di farlo.
L’INTERVENTO PITTORICO DI FRANCESCO DE GRANDI A LA SPEZIA
Attorno a una riflessione sul nobile e l’ignobile che attinge dall’immaginario medievale, De Grandi arriva a nobilitare e sacralizzare uno dei luoghi più ‘bassi’ che l’essere umano ha abitudine a frequentare: il bagno. Come fosse un polittico, De Grandi opera su tre lati della tavoletta. Esternamente realizza la figura, inquietante quanto goffa, del re di bastoni. Nella parte interna del coperchio del WC rievoca giocosamente figure e aspetti dell’iconografia medievale, rappresentando la bocca dell’inferno. Nella “ciambella” invece appare la frase “DE BABILONIA CIVITATE INFERNALIS”, nonché il titolo di un testo di Giacomino da Verona, poeta di metà Duecento. Si tratta di uno dei vari poeti i cui testi sono stati parte del serbatoio culturale da cui Dante attinse per la scrittura della Divina Commedia.
LA PERFORMANCE DI BENASSI E DE GRANDI
La performance si è svolta sempre all’interno dello studio di Benassi, uno spazio buio, estremamente vissuto, ricco di storia e di tracce. Anche in questo caso De Grandi rievoca il testo di Giacomino da Verona, scritto appunto in un lontano volgare veronese. L’artista però assembla e compone una nuova sintassi, trascrivendo versi e parole tratte dal testo del poeta tradotte in siciliano, la sua lingua madre. Il tutto avviene utilizzando la mano sinistra ‒ la mano del diavolo ‒, accompagnato dai suoni creati da Benassi, un sottofondo quasi protagonista. In sintonia poetica Benassi e De Grandi si muovono tra ironia e grottesco, trascinandoci in una dimensione alienata e cupa; forse non infernale, ma un limbo certamente inquietante.
‒ Marlene L. Müller
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