In mostra a Milano la pittura di Ruggero Savinio, nipote di Giorgio de Chirico
Non solo figlio di Alberto Savinio e nipote di de Chirico: Ruggero Savinio è anche uno dei pittori più strutturati del Novecento italiano. La mostra al Palazzo Reale di Milano ne ripercorre la storia
La mostra antologica di Ruggero Savinio (Torino, 1934) negli Appartamenti dei Principi di Palazzo Reale a Milano, a cura di Luca Pietro Nicoletti, abbraccia un’ampia parabola del suo lavoro (1959-2022), fra Parigi, Milano e Roma. Già definito dai critici il “pittore poeta e filosofo”, Ruggero è figlio di Alberto Savinio e nipote di Giorgio de Chirico. “All’età di concludere sono ancora annesso alla categoria dei figli”, commentava nel 2019. “Questa condizione, oltre all’ovvia conseguenza d’incenerire una lunga stagione di lavoro, possiede quella positiva di darmi una persistente immarcescibile giovinezza”. Figure così ingombranti non l’hanno soffocato: è il “più pittore” della famiglia, teorico della pittura, distaccato come un poeta dalle mode del momento, concentrato in una ricerca metastorica. Una pittura di forme materiche evanescenti originata dall’ombra, che concede loro una breve vita nella luce, prima di dissolverle; una pittura avvolta nella malinconia di non potere trattenere la figura nel tempo, seppur smaniosa di luce.
LA MOSTRA DI RUGGERO SAVINIO A MILANO
La prima sezione è dedicata agli autoritratti e doppi ritratti con lavori degli Anni Novanta, dove l’artista si presenta in diversi contesti naturali e paesaggistici, più che pittore da studio. Nella seconda sezione, Apparizioni e ombre, si presentano gli anni milanesi con la frequentazione della Galleria delle Ore di Giovanni Fumagalli e la relazione con il collezionista ingegnere Boschi. “La forma delle cose”, aveva scritto l’artista nel 1965, “nasce dalla nostra nostalgia”. Le figure, singole o in gruppi, sono forme che affiorano dal fondo, si elevano come totem spettrali in virtù di una pittura sottile e diluita, nella quale gioca un ruolo cruciale il disegno dal tratto lanoso e ritornante, che Savinio conserverà per tutta la vita. Nella terza sezione, Un’Arcadia luminosa, il tema indagato è il paesaggio, che diventa motore trainante della maturazione stilistica di Savinio negli Anni Settanta. A questo punto scopre la sua dimensione visiva con una pittura di tocco, fatta di brevi e ripetute pennellate di colore intenso e pastoso: è così che raggiunge quell’atmosfera rarefatta e sognante che sarà tipica del suo stile, in dialogo con i maestri del passato, dal Piccio ai simbolisti francesi, usando cromie intrise di una luce intensa e brillante, tutta mediterranea.
I TEMI PITTORICI DI RUGGERO SAVINIO
Gli Anni Ottanta segnano il rientro definitivo a Roma per l’artista e rinnovano l’interesse verso le rovine monumentali (protagoniste della quarta sezione). La sua attenzione è attratta dai grandi complessi, rivisitazioni della malinconia classica, con corpi sdraiati in una muta conversazione. La quinta sezione è dedicata agli interni familiari: gli Anni Novanta rappresentano la creazione della famiglia di Savinio, evento decisivo della sua vita, tradotto subito nel suo immaginario pittorico. L’intimità, gli interni di casa a Roma, ma anche dei luoghi di villeggiatura devono molto a Bonnard, a cui l’artista si riferisce per la resa della sospensione ed eternità.
‒ Neve Mazzoleni
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