Riapre a Palermo la Chiesa della Madonna della Mazza con le opere di Adrian Ghenie
Due pale d’altare che coniugano sacro e contemporaneo realizzate dal grande artista rumeno segnano il nuovo corso della chiesa seicentesca tenuta chiusa per oltre quarant’anni. Torna così fruibile al pubblico
Una chiesa rimasta chiusa per quarant’anni, dimenticata (o quasi) dalla città, e riaperta al pubblico grazie a un intervento d’arte contemporanea: accade a Palermo, dove la Chiesa della Madonna della Mazza – gioiello architettonico realizzato nei primi anni del Seicento lungo la via Maqueda, e parzialmente (e fugacemente) reso fruibile nel 2018 in occasione di Manifesta – rinasce con un intervento di Adrian Ghenie, artista diventato celebre a livello internazionale per la sua Pie Fight Interior 12, opera del 2014 battuta da Christie’s Hong Kong per 9 milioni di euro.
ADRIAN GHENIE ALLA CHIESA DELLA MADONNA DELLA MAZZA A PALERMO
Il progetto è stato fortemente voluto e curato dalla giornalista, scrittrice e imprenditrice culturale Alessandra Borghese, ed è stato possibile grazie alla sinergia instaurata con l’Arcidiocesi di Palermo e al suo direttore dei Beni Culturali Padre Giuseppe Bucaro. Da questa esperienza, è nata la Fondazione Ghenie Chapels. Mecenatismo per l’arte, il cui obiettivo, “oltre a oltre a mantenere e valorizzare il patrimonio artistico delle cappelle e della chiesa, è quello di costruire bellezza attraverso l’esperienza creando e promuovendo occasioni di scambio culturale”, spiega Alessandra Borghese. “L’operazione di commissione, installazione e custodia è occasione per favorire un meccanismo virtuoso di promozione dell’arte contemporanea e tutela dell’arte antica”.
LE OPERE DI ADRIAN GHENIE PER LA CHIESA DELLA MADONNA DELLA MAZZA A PALERMO
L’artista rumeno, per la Chiesa della Madonna della Mazza, ha realizzato due pale d’altare, allestite nelle due cappelle laterali all’altare principale. Le opere rappresentano il tema del martirio, intercalato nel contesto contemporaneo, e fanno riferimento a Padre Pino Puglisi e ai prigionieri cristiani dello stato islamico. Le due opere entrano così a fare parte della preziosa quadreria della Chiesa, della quale spiccano il Giudizio Universale del manierista Filippo Paladino e le rappresentazioni dei Santi Giuseppe, Girolamo, Antonio, la Concezione e la Trasfigurazione attribuiti allo Zoppo di Gangi, e poi le opere del Battistello e quelle di scuola caravaggesca. Le opere di Ghenie sono Crocifissione e Martirio di Padre Pino Puglisi: la prima ha come punti di riferimento formali Goya, Guido Reni, Tintoretto, Veronesi, Tiziano, e a essere in croce è un Cristo contemporaneo, che indossa una tuta di un noto brand. Sul lato sinistro del quadro, è la figura di un terrorista armato che va verso un elemento arancione: un riferimento ai prigionieri dello Stato Islamico obbligati a indossare le tute arancioni prima dell’esecuzione. Il Martirio, invece, è ispirato all’opera di Michael Pacher Sant’ Agostino e il Diavolo, custodito nella Pinacoteca di Monaco di Baviera: Ghenie qui ripropone l’incontro tra il Bene e il Male rappresentando il momento dell’incontro tra Pino Puglisi e il suo assassino.
– Desirée Maida
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