Un albero come un’opera d’arte. Casa Ulivo, il nuovo progetto del gallerista Fabio Sargentini
Il gallerista dello storico spazio espositivo L’Attico di Roma ha costruito, attorno a un albero di ulivo nelle campagne perugine, una capanna. Concependolo come uno spazio artistico e di contemplazione, riflettendo sul rapporto tra arte e natura
In contemplazione di un albero di ulivo, proprio come accade in un museo dinanzi a un’opera d’arte. Non è una mostra ma un’esperienza quella ideata e proposta al pubblico da Fabio Sargentini, un pezzo importante di storia delle gallerie d’arte italiane – sua è la mitologica L’Attico a Roma – che in quel di Vignaie, frazione di Piegaro in provincia di Perugia, ha creato una galleria attorno a un secolare albero di ulivo, facendo di questo capolavoro della natura una sorta di opera d’arte.
CASA ULIVO DI FABIO SARGENTINI NELLE CAMPAGNE PERUGINE
“Tutto è iniziato tempo fa con una passeggiata fra i campi, quando abbiamo visto improvvisamente, tra tutti gli altri ulivi, uno imprigionato da lamiere e amianto. Purtuttavia era vivo e per quanto soffocato riusciva con la parte superiore a respirare. Testimonianza ne erano le foglie ancora verdi”, raccontano in una mail dai toni di missiva d’altri tempi il gallerista Fabio Sargentini e l’attrice Elsa Agalbato che, di recente, hanno deciso di liberare l’albero da questa costrizione imposta “da un contadino per farne un allevamento di fagiani”, racconta il gallerista ad Artribune. La coppia da tempo coltivava l’idea di realizzare una capanna con l’ulivo al centro, operazione questa accelerata dalla necessità “imposta” dagli accadimenti storici attuali: l’ulivo è simbolo di pace, e in questo scenario l’operazione assume a significati molto profondi. Portando inoltre a fare riflessioni artistiche che, con Sargentini, conducono inevitabilmente a ripercorrere decenni di storia dell’arte contemporanea: “il punto non è il rapporto tra natura e arte, ma l’equiparare la natura all’arte”, spiega il gallerista, che ci delizia con il racconto delle sue esperienze e visioni. “Duchamp non aveva mai equiparato la natura all’arte, il ready made era un oggetto industriale, non tratto dal mondo della natura. L’assimilazione tra natura e arte è stata portata da Jannis Kounellis, quando, alla fine del 1968, portò dodici cavalli all’interno della mia galleria. Cosa ha fatto quindi Kounellis? Portare la natura in ambito artistico”.
ARTE E NATURA SECONDO FABIO SARGENTINI E L’ESPERIENZA DI CASA ULIVO
“È lo stesso tipo di operazione fatta poi da Cattelan portando un albero di ulivo in un museo (un’installazione presentata in occasione di Manifesta 2 a Lussemburgo, ndr). Nel caso del nostro ulivo, però, l’operazione è inversa: l’albero rimane lì, con le sue radici, noi abbiamo portato il contenitore che va a selezionarlo e a distinguerlo dagli altri ulivi che gli stanno intorno”, continua Sargentini. “È un albero secolare, che mostra i segni del tempo, e nonostante le vicissitudini è ancora lì con le sue radici e la sua chioma verde”. Qual è il ruolo della capanna? “Al suo interno vi sono alcune panche, mi sono immaginato, utopicamente, che coloro che stanno facendo la guerra potessero venire qui a discutere di pace”. Una sorta di luogo sacrale, di raccoglimento, che per certi aspetti ricorda la Rothko Chapel a Houston in Texas. Quella che Fabio Sargentini ed Elsa Agalbato propongono al pubblico, a partire dal 26 agosto, è l’esperienza, la fruizione di questo albero all’interno della capanna. E in futuro? La capanna resterà spoglia o al suo interno potrebbe accadere qualcosa? “Chi lo sa”, ci risponde Sargentini, “il prossimo anno forse qualche artista potrebbe avere voglia di portarci qualche opera…”.
– Desirée Maida
Vignaie (Piegaro) PG
Casa Ulivo
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