Ferdinandea, l’isola fantasma. Clément Cogitore in mostra al Madre di Napoli
Nel 1831 emerse un’isola vulcanica di fronte alla Sicilia. I governi di mezza Europa si accapigliarono per piantarvi la loro bandiera. Dopo qualche mese però l’isola scomparve. Ora un artista racconta quella storia
Mistero sfuggente, inafferrabile. Un’epifania tra reale evanescente e pattern informale, a cavallo tra metafisico e fisico.
FERDINANDEA, L’ISOLA CHE VISSE SOLO SEI MESI
“Il mistero nascosto nella materia” è la “ragione di un’opera d’arte” per Clément Cogitore (Francia, 1983), e l’episodio di geopolitica surreale ottocentesca evocato dall’isola di Ferdinandea – emersa e scomparsa in soli sei mesi, “sfuggendo” per Natura all’umana arroganza di dominio delle potenze in lotta per impadronirsene – si carica, nelle sue immagini, della stessa visionarietà dell’Isola dei morti di Arnold Böcklin.
Memoria, desiderio, paura, nevrosi mediano la riconoscibilità paesaggistica e persino l’oggettività archivistica di documenti proposti come opere tra le opere. Ma l’effetto delle testimonianze concrete è quasi quella dei bestiari medievali: accrescere il fantastico, dare plausibilità al sogno, o all’incubo.
L’ENIGMA DI CLÉMENT COGITORE AL MADRE DI NAPOLI
In una fluida consapevolezza di mezzi, che usa pittoricamente il filmico, poeticamente l’oggettuale e dinamicamente le fotografie, che grazie a un accorto montaggio in vetro a cassettoni sembrano emergere come immagine in movimento, in perfetta consonanza tra significato e significante, ampliata e liricizzata dalla sovrimposizione di enigmatiche scritte in più lingue e alfabeti.
Se dunque “era la terra che inviava segnali”, come ammonisce una di esse, è all’intangibile psichico che dai terremoti di ogni terra, interiore ed esteriore, dovremo prestare il sonar della nostra attenzione.
– Diana Gianquitto
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