Qualcosa da fare insieme. La mostra di Danilo Correale a Napoli
Cosa succede quando un artista e una gallerista uniscono gli sforzi e realizzano un progetto insieme? La risposta è in una mostra alla galleria Tiziana Di Caro
Il progetto speciale di Danilo Correale (Napoli, 1982), organizzato negli spazi della Galleria Tiziana Di Caro a Napoli, è un insieme di lavori intrecciati tra loro dal filo sottile di qualcosa che è definito dall’artista DWYL (titolo della mostra), al contempo anagramma di Do What You Love e di Don’t Waste Your Life. Se nella prima sala della galleria ad accogliere lo spettatore è un prezioso trittico di specchi (vere e proprie sostituzioni del ritratto tradizionale) che si apre allo spazio anche mediante una traccia sonora, ovvero la conversazione sul passaggio scottante verso la maturità fra tre personaggi (Sebastian, Lucy e Molly) a cui se ne aggiunge un quarto (un portiere), nella sala successiva, disteso sul pavimento c’è un corpo: è uno dei tre ragazzi, Sebastian, che si trascina per terra. Qui due scie vanno a simulare lo scavo del pavimento lasciato dallo strascico (dallo sforzo, dalla fatica) dei piedi che, quasi come due aratri, fracassano la stabilità del terreno e mostrano la carne della terra. In questo caso specifico la fragilità dell’essere al mondo, della vita, di fronte a un sistema interamente basato sul lavoro e sul tempo libero inteso anch’esso come un ingrediente (questo Brandi lo aveva indicato nella sua Fine dell’avanguardia) della compagine economica.
IL DIALOGO TRA DANILO CORREALE E TIZIANA DI CARO
Realizzata dall’artista con la mano sinistra su tavole prestampate con immagini per valutazione psicodiagnostica durante un periodo in cui era impossibilitato a utilizzare il braccio destro a causa d’un incidente, la serie dei Disegni sinistri che troviamo nel terzo e ultimo ambiente della galleria – ognuno dei disegni è montato su dei pattern tratti da moquette da ufficio –è un graffio miocinetico continuo e ambiguo, un gioco dove sinistro non è soltanto l’arto, ma anche il rapporto perverso che si instaura tra lo psichiatra e il paziente durante l’analisi.
“Io e Danilo ci siamo incontrati di persona per la prima volta nel 2016 a New York”, ricorda Tiziana Di Caro nel comunicato che accompagna l’esposizione. “Conoscevo il suo lavoro da tempo, perché collaborava con gallerie che seguivo, fatto mostre in posti che conoscevo bene, e aveva fatto residenze in scuole che guardo e da cui traggo ispirazione per la scelta degli artisti. Quando ha vinto il Premio New York ho scoperto che viveva negli Stati Uniti, ed è lì che vive tutt’oggi.
Per questioni che molti conoscono abbiamo iniziato a frequentarci regolarmente, quindi ogni volta che lui viene in Italia ci vediamo, chiacchieriamo, ci confrontiamo. Siamo diventati amici. E come talvolta accade quando artista e gallerista diventano amici a un certo punto ci siamo detti: e se facessimo ‘qualcosa’ insieme?”.
– Antonello Tolve
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