Louise Nevelson per la prima volta in Svizzera con una grande mostra antologica
Il Museo Comunale di Ascona ripercorre la carriera dell'artista ucraina - americana con circa 80 opere, dai disegni ai collage monumentali. Oltre a una sezione di materiale storico e documentaristico
Superati i sei mesi di guerra, l’occhio dell’Europa e del mondo guarda ancora all’Ucraina. Anche con l’arte: la Svizzera, che per la prima volta da oltre un secolo aveva rinunciato alla neutralità per esprimere la propria vicinanza alla nazione invasa, ospita una grande mostra dedicata all’artista ucraina, naturalizzata americana, Louise Nevelson (Pereiaslav, 1899 – New York, 1988). Il Museo Comunale di Ascona, comune del Canton Ticino che si affaccia sul Lago Maggiore, presenta infatti dal 2 ottobre 2022 all’8 gennaio 202 un’importante mostra antologica dedicata all’artista, tra le massime rappresentanti della scultura del XX secolo, ripercorrendo con un corposo novero di opere la sua lunga carriera.
LA GRANDE ANTOLOGICA DI LOUISE NEVELSON AD ASCONA
La mostra, nata dalla stretta collaborazione con la milanese Fondazione Marconi, presenta la poetica dell’artista in circa 80 opere, a cui aggiunge una sezione di materiale storico, documentaristico e didattico per avvicinare il pubblico all’evoluzione del pensiero creativo di Nevelson, tra cui spicca il documentario Nevelson: Awareness in the Fourth Dimension di Dale Schierholt, visibile per intero. Il percorso espositivo si costruisce attorno a un nucleo emblematico di opere che spazia da rari disegni degli anni Trenta alle famose “sculture-assemblaggi” monumentali degli anni Sessanta e Settanta, portando a dialogo di più di 60 collage. “Il mio modo di pensare è il collage”, diceva dopotutto la stessa Nevelson, negli anni considerata una figura eclettica e in bilico tra più movimenti e correnti, dal dadaismo al cubismo, passando per l’astrattismo e la metafisica. Riciclando materiali diversi e riutilizzando quelli di uso comune, Nevelson lottò con i pregiudizi del proprio tempo – che non vedevano la sua arte come “abbastanza femminile”, qualità che invece rivendicava con forza – sperimentando costantemente con tecniche e temi, estrapolando la memoria dagli oggetti e mettendo a sistema le diverse spinte del proprio tempo, dalla nativa Pereiaslav all’adottiva New York.
– Giulia Giaume
https://www.fondazionemarconi.org/it
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