L’acqua è protagonista alla Biennale di Venezia

Città d’acqua per antonomasia, Venezia sembra aver “influenzato” con questa sua caratteristica anche gli artisti presenti nella Biennale di Cecilia Alemani e in altre mostre in Laguna. Ecco come

A Venezia l’acqua è dappertutto, questo è certo. Dai grandi canali alle calli più piccole, sotto i celeberrimi ponti e, a volte, anche all’interno di case e palazzi: autoctoni e non, infatti, vedono nell’acqua alta il più grande spauracchio delle giornate in città. Come può quindi una presenza così capillare (mi si perdoni l’eufemismo) non toccare anche la Biennale e gli artisti invitati?
Sarebbero così tanti gli esempi da ricercare nelle 58 edizioni che ci separano da quella in corso che non basterebbe un libro per contenerli, ma non perdiamoci d’animo e proviamo a verificare l’ipotesi proprio a partire dall’ultima kermesse. Uno specchio d’acqua accoglie i visitatori già dall’ingresso dell’acclamato e premiato Padiglione USA, dove Simone Leigh (Chicago, 1967) colloca la prima scultura bronzea, Last Garment. Il riferimento alla condizione della donna, in particolare se afrodiscendente, nella società è chiaro, al contempo però il riflesso sul pelo dell’acqua permette a chiunque di specchiarsi e, addirittura, di far entrare il cielo nell’opera, creando una sensazione di apertura.
Il mare aperto, quello Mediterraneo che penetra in città sfidando le barriere naturali e artificiali, è protagonista nel Padiglione della Serbia. Walking with Water è il titolo dell’installazione di Vladimir Nikolic (Belgrado, 1974), che offre un’esperienza immersiva attraverso due imponenti videoinstallazioni. Il coinvolgimento personale che porta l’osservatore a interagire con l’enorme schermo però non è solo di natura fisica: tra le onde si nascondono anche tutte le vicende sociali e politiche, per non dire umanitarie, che hanno nel bacino acquifero un tempo culla di grandi civiltà un vero e proprio fulcro.

Rafael Rozendaal, Observation, 2022, Circolo Ufficiali Marina Militare, Venezia

Rafael Rozendaal, Observation, 2022, Circolo Ufficiali Marina Militare, Venezia

L’ACQUA E GLI ARTISTI A VENEZIA

Di riflessi, rifrazioni e riverberi provocati dal contatto tra numerosi monitor e un pavimento ricoperto di lastre specchianti è letteralmente costituita l’opera Observation presentata presso il Circolo Ufficiali della Marina Militare da Rafaël Rozendaal (Amsterdam, 1980) per Aorist. L’artista olandese-brasiliano utilizza semplici immagini digitali, come già fatto precedentemente nella serie Permanent Distraction, che attraverso la ripetizione e l’espansione alla dimensione ambientale sono in grado di provocare sensazioni tutt’altro che superficiali.
Dalla superficie increspata e variopinta degli schermi alle profondità recondite degli abissi oceanici, quelli in cui si spinge l’esplorazione di Aphotic Zone di Emilija Škarnulyte
(Vilnius, 1987), presentato dalla Fondazione In Between Art Film per la mostra Penumbra. I paesaggi subacquei nel video e nell’installazione che lo accompagna sono ambienti pullulanti di vita, mondi nascosti dalla semioscurità e al contempo si configurano come possibili scenari per narrazioni in cui dalla realtà può affiorare la finzione.

Arcangelo Sassolino, Diplomazija Astuta, 2022, Padiglione Malta, Biennale di Venezia 2022

Arcangelo Sassolino, Diplomazija Astuta, 2022, Padiglione Malta, Biennale di Venezia 2022

ARCANGELO SASSOLINO E TOSATTI ALLA BIENNALE DI VENEZIA

L’atmosfera crepuscolare che richiama i tramonti e le notti veneziane in cui le luci vengono raddoppiate dalle acque nelle quali si infrangono, più raramente, anche le code lasciate dalle stelle cadenti ci portano verso la potente Diplomazija Astuta di Arcangelo Sassolino (Vicenza, 1967) per il Padiglione Malta. Se il richiamo dichiarato è l’oscura pittura di Caravaggio, è impossibile non notare nella sequenza di sculture cinetiche un’evocazione dei bagliori che continuamente rischiarano le notti in Laguna.
Da ultimo, in questo breve itinerario acquifero, è d’uopo la menzione per la scena finale di Storia della Notte e Destino delle Comete, l’opera in più atti che rappresenta il Padiglione Italia di Gian Maria Tosatti (Roma, 1980). Si sale su una passerella, si raggiunge l’estremità mentre in lontananza alcune luci brillano tra le acque scure, e così che malinconicamente restiamo in attesa delle prime luci dell’alba.

Claudio Musso

Articolo pubblicato su Artribune Magazine #68

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Claudio Musso

Claudio Musso

Critico d'arte e curatore indipendente, la sua attività di ricerca pone particolare attenzione al rapporto tra arte visiva, linguaggio e comunicazione, all'arte urbana e alle nuove tecnologie nel panorama artistico. Ha conseguito il dottorato di ricerca in Archeologia e Storia…

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